La vista dal Salone del Mobile: troppa incertezza, poche soluzioni

L’ultima destabilizzazione globale, i dazi di Trump, deflagra mentre a Milano – dall’8 al 13 aprile 2025 – si svolgeva il Salone del Mobile. Dall’evento più importante al mondo per l’arredo e il design, ecco i commenti preoccupati e realisti di alcuni espositori

di Maria Vittoria Galeazzi

 

Come immerso in un banco di nebbia, il mercato ha perso la capacità di visione sul futuro. Tante sono le incognite, gli squilibri internazionali alimentati da conflitti bellici, guerre doganali, minacce e rivendicazioni da parte di leader mondiali che oscillano tra politiche protezionistiche e liberalizzazioni. Un clima di timore e insicurezza ha attraversato anche il Salone del Mobile, evento di riferimento per il mondo del design, che si è svolto a Milano (nella foto Imagoeconomica) dall’8 al 13 aprile 2025, nel bel mezzo degli annunci destabilizzanti di Trump in occasione del Liberation Day (2 aprile) e le successive proroghe del 9 aprile.

Impossibile pianificare

L’instabilità generata dai dazi americani va ad accentuare uno stato di incertezza già esistente. “Da un giorno all’altro tutto cambia. In questo nuovo scenario non possiamo prevedere cosa fare. È molto preoccupante, perché non è possibile pianificare come facevamo prima”, ci dicono dallo stand del brand turco di arredamento di alta gamma Mobi Furniture & Interiors. L’impossibilità di programmare strategie e investimenti porta a differenziare l’export. “Stiamo approcciando anche altri mercati, come i Paesi del Golfo Persico e l’Africa, puntando alla fascia high luxury. Soprattutto Nigeria, Marocco, Senegal, Ghana e Benin, dove ci sono molti clienti high spending – spiegano da Mobi -. Bisogna cercare questi mercati per supportarci nel caso in cui i mercati occidentali diventino impraticabili”.

Preoccupazione e incertezza

Al di là di subire direttamente la scure dei dazi, un mercato già provato dalla guerra russo-ucraina e dal conflitto israelo-palestinese, vive un momento di squilibrio generale. “Magari il nostro prodotto non sarà influenzato dai dazi perché è di fascia molto alta, ma sono preoccupato per tutto il resto – dice Albino Celato, titolare di De Castelli, specializzata in rivestimenti arredo in metallo -. È una situazione di insicurezza a cui le Borse hanno già reagito negativamente. Per il momento il problema non si tocca direttamente con mano, ma l’incertezza si percepisce. Il Salone del Mobile è la fiera più importante del settore e ha un richiamo internazionale che funziona. Rimane, però, l’incognita dall’esterno, rispetto alle scelte globo politiche sulle quali non possiamo incidere”.

Russia, Israele, USA

“Il conflitto russo-ucraino aveva già sbilanciato tutto. Il mercato ucraino si è fermato, noi avevamo un grosso cliente lì che ha chiuso. Il mercato russo è scomparso – continua Celato -. Poi abbiamo ricominciato a lavorare con i russi che sono andati a vivere in giro per il mondo. Dopo anche in Israele è successo lo stesso: un altro mercato fermato dalla guerra”. Si deve spostare continuamente il proprio business con investimenti e logiche di mercato differenti. “Ora il mercato arabo, come Dubai e il Kuwait, sta lavorando bene. Noi facciamo il nostro dovere e continuiamo a credere nel nostro lavoro. Ma questa visione della guerra come logica di soluzione per me significa tornare indietro di decenni”.

Timore e attesa

C’è preoccupazione anche tra i brand italiani specializzati nella pelle, come il marchio Oscarmaschera che ha il suo mercato principale proprio negli Stati Uniti. “Ahimè – commenta la CEO Benedetta Ballarini –. Non sappiamo ancora cosa comporteranno le decisioni di Trump. Nel concreto non abbiamo ancora avuto un riscontro sul mercato.  È più un timore. Aspettiamo e vediamo. Non ci allarmiamo per ora, ma adesso iniziamo sicuramente a valutare con più attenzione le economie emergenti”.

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