Di cosa stiamo parlando quando parliamo di reverse dupe

Design economico, produzione di alta qualità. Dai social arriva l’ultima spiazzante tendenza di consumo. Invece di cercare la versione economica di un prodotto di lusso, si cerca la versione lussuosa di un prodotto banale. Proviamo a capire di cosa stiamo parlando quando parliamo di reverse dupe

di Massimiliano Viti

 

“Il mio marchio preferito è xxx, ma le sue borse non sono così resistenti e la qualità della produzione è peggiorata. Sono disposta a pagare anche 2.000 dollari per realizzare un duplicato del mio modello preferito che mi duri una vita”. È uno dei tanti messaggi che compaiono su certe chat di Reddit o di TikTok. Un altro è: “Adoro il design di questa borsa. Tuttavia, non è nemmeno in pelle. Qualcuno ha consigli su un modello simile, ma in pelle? Non ho mai acquistato da questo marchio, ne vale davvero la pena?”. Sono messaggi postati da consumatori alla ricerca di un reverse dupe.

Reverse dupe

Reverse dupe, ovvero il dupe al contrario: design economico, produzione di alta qualità. Invece di cercare la versione economica di un prodotto di lusso, cercano la versione lussuosa di un prodotto banale. Oppure: farsi realizzare la copia di alta qualità di un capo dal design accattivante, ma realizzato con materiali scadenti o con una lavorazione di scarsa qualità che ne compromette la durata.

Do you remember Balenciaga?

La creazione del primo reverse dupe viene attribuito a Balenciaga. Più precisamente quando, durante la sfilata uomo Primavera-Estate 2017, un modello sfilò con una lussuosa borsa in pelle ispirata alla shopper Frakta di Ikea. Un design e un colore molto vicini al prodotto del colosso svedese quanto lontano per il prezzo: 60 centesimi per la Frakta, 1.700 euro per la Carry Shopper Bag di Balenciaga.

Ebbene sì

L’ascesa dei reverse dupe è stata confermata di recente dal CEO di Dupes.com, Bobby Ghoshal, che ha segnalato come sempre più spesso il suo famoso motore di ricerca venga utilizzato al contrario. L’utente fotografa e carica sul sito una borsa di bassa qualità per cercare alternative migliori. Lo fa per trovare versioni di lusso di prodotti economici. Questa tendenza è per certi versi analoga a quella che conferisce valore aggiunto agli abiti ispirati alla cultura popolare o addirittura a quella dei lavoratori.

Cosa c’è dietro a questi fenomeni? 

Sia con il dupe, sia col reverse dupe, l’acquisto diventa una ricerca attiva: una caccia al tesoro. A differenza dei dupe, in cui il design viene copiato, nei reverse dupe è il cliente a scoprire il design. Il consumatore diventa in qualche modo creativo, appagando una sua necessità. Vuole far emergere la propria personalità. Vuole distinguersi e dare voce allo stilista che è dentro di sé per non farsi risucchiare dal processo di omogeneizzazione compiuto dai social network.

In questo modo, l’acquisto di un prodotto di moda assume le sembianze di un’avventura, perché bisogna scavare e scavare ancora per trovare ciò che si desidera. Durante la ricerca si conoscono nuove realtà, si commettono errori, si compiono pessimi affari. Ma si fanno anche acquisti che resteranno indelebili nella memoria del consumatore proprio per la fatica compiuta. Mini avventure consumistiche attraverso le quali l’acquisto viene associato a uno sforzo che consolida l’attaccamento al prodotto.

Il momento della ricerca e della creatività

Ecco che nel 2025 è cool riportare in voga un prodotto banale, inaspettato, dimenticato o anche brutto. Quindi, è il momento della ricerca e della creatività. Per Zoe Scaman, fondatrice dell’agenzia di marketing e pubblicità Bodacious, il marchio del futuro è quello che non offre un prodotto finito, ma piuttosto un kit per creare, lasciando che i suoi clienti siano gli attori. Sta correndo un po’ troppo? Forse. Intanto la diffusione dei reverse dupe può essere interpretata come un primo timido passo verso questa direzione.

Leggi anche:

 

 

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER