Orizzonti Rosso: la mostra che esplora il simbolo di Valentino

“C’è il Papa e c’è Valentino. In questa città non c’è nessun altro di così famoso”. Proprio in quella Roma che lo ha consacrato come l’imperatore della moda, arriva Orizzonti │ Rosso (25 maggio – 31 agosto), la mostra che esplora il colore iconico di Valentino. L’occasione è l’inaugurazione di PM23, il nuovo spazio culturale ideato dalla fondazione Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti. Il risultato è un dialogo filologico tra arte e moda

di Domenico Casoria

 

Pochi sono gli stilisti che nella storia della moda hanno saputo interpretare la totalità di un colore. Uno di questi è Valentino Garavani. Basta entrare nelle sale di Piazza Mignanelli, a Roma, per capirlo. La mostra alterna cinquanta creazioni couture di Valentino a opere di artisti famosissimi, da Warhol a Fontana, da Twombly a Basquiat. Un unico comun denominatore: il rosso. Tanto che, sebbene esista un percorso consigliato, la visita può svolgersi in modo libero, senza dover seguire regole prestabilite. Ad accogliere i visitatori, comunque, due opere simbolo. La Balloon Venus Lespugue di Jeff Koons e l’abito Fiesta della collezione haute couture primavera/estate 1959, il primo vero capolavoro in rosso. Come in un continuum spazio-temporale, gli abiti di Valentino si alternano alle opere d’arte. Su una parete un taglio di Lucio Fontana quasi squarcia la perfezione degli abiti della maison. Da un lato la pienezza dello chiffon, dall’altro la linearità della seta.

Cifra distintiva

Un percorso fatto di sale che affrontano diversi temi. A partire proprio dal concetto di orizzonte, che muta costantemente. Ma non manca il tema della bellezza, perno del processo artistico, sottolineata dal colore. Così come nel secondo dopoguerra l’espressionismo astratto sublimava la bellezza attraverso colori audaci, alla stessa maniera nei primi anni Sessanta faceva Valentino Garavani. Che nelle cinque decadi della sua carriera ha saputo trasformare il tessuto in una tela su cui dipingere. Identità, quindi, ma anche capacità di rinnovamento continuo. Valentino è (stato) l’unico grande couturier ad aver prodotto un corpus così identificativo, così personale e personalizzante, intorno a un solo colore. Intorno a quel rosso archetipico riprodotto e declinato da sempre, in varie sfumature. Un rosso amico – tante volte, ma anche nemico, necessario per forgiare la storia.

La mostra curata da Anna Coliva e ospitata nel piano nobile dell’edificio PM23, un tempo istituto religioso della Propaganda fide, è tutto questo messo insieme. Racconta dell’inizio e racconta della fine – di quegli abiti tutti rossi presentati durante la haute couture del 2008, l’ultima firmata da monsieur Garavani. In mezzo – come una storia già cristallizzata – cinquanta anni di regno indiscusso. E il paragone con le opere d’arte quasi scompare. Gli abiti di Valentino godono di uno status particolare. Orizzonti che si sommano come negli strati degli abiti. A prima vista, e senza guardarlo da una prospettiva laterale, il rosso potrebbe sembrare una gabbia. Ma sala dopo sala, corridoio dopo corridoio, fino alla sala centrale, ecco che la mostra ne svela tutta la potenza espressiva e la capacità di raccontare storie diverse. Un viaggio nostalgico nel profondo (rosso) e nel possibile futuro.

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