Quando il cinema veste la moda: il racconto di Cinemoda Club

Moda e cinema condividono un linguaggio che racconta il tempo, lo stile, le tensioni di un’epoca. Tra costumi iconici e inquadrature memorabili, l’abito diventa storia, il corpo scenografia, la visione esperienza. Su questo terreno comune si è innestato, a Milano, il racconto di Cinemoda Club

di Domenico Casoria

 

Durante la Fashion Week di settembre, il dialogo tra moda e cinema è entrato nelle sale storiche della città, con una rassegna curata da Gian Luca Farinelli, critico e direttore del Cinema Modernissimo e della Fondazione Cineteca di Bologna e promossa da Vogue Italia e Kering. Un’iniziativa che ha celebrato il potere narrativo dell’abito e la forza evocativa dello schermo, intrecciando storie, desideri e identità in movimento.

Il racconto di Cinemamoda Club

La rassegna ha letteralmente occupato tre luoghi simbolici della cultura milanese – il Cinema Arlecchino, il Mexico e il Palestrina – con una selezione di 36 titoli che hanno ridefinito il rapporto tra moda e costume. Dai capolavori d’autore ai cult generazionali, dai documentari indipendenti alle visioni più radicali, ogni film ha mostrato come l’abito non sia mai solo decorazione, ma linguaggio, gesto, dichiarazione. In “Le Amiche” di Antonioni, ad esempio, la moda diventa paesaggio emotivo e sociale, specchio di una Torino che cambia. In altri titoli, il vestito è maschera, armatura, sogno. Un dispositivo che racconta chi siamo, chi vorremmo essere, chi non possiamo più essere.

Lo stesso linguaggio

Valeria Golino, attrice, regista e madrina dell’iniziativa, ha sottolineato proprio questo: “Il cinema e la moda parlano lo stesso linguaggio: quello dell’immaginazione, della trasformazione, del desiderio”. E Cinemoda Club ha saputo dare corpo a questa affermazione, coinvolgendo esperti, registi e pubblico in un’esperienza condivisa, dove ogni proiezione era anche un invito a guardare oltre la superficie, a leggere il tessuto delle immagini come si legge una trama.

La moda al centro

Nato dopo il successo di Nouvelle Vogue a Bologna, Cinemoda Club anche questa volta ha messo al centro la moda. Non solo come industria o tendenza, ma come archivio vivente di gesti, corpi, epoche. E il cinema, con la sua capacità di fissare e reinventare il tempo, è diventato il complice ideale per portarla in scena. Tra i film in rassegna Vacanze Romane di William Wyler, Cosetta di Clarence G. Badger, Tacchi a spillo di Pedro Almodóvar, Mademoiselle C di Fabien Constant, Pretty Woman di Garry Marshall, 8 ½ di Federico Fellini.

Cinemoda Club è stato proprio questo: uno spazio di visione e confronto, dove la moda ha potuto raccontarsi non come superficie, ma come profondità. E in un’epoca di immagini rapide e consumi veloci, ha rallentato il tempo, invitandoci a guardare, a ricordare, a immaginare. Perché ogni abito, come ogni fotogramma, può custodire una storia.

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