Ora e di più: l’infinita partita a scacchi delle acquisizioni

Ne abbiamo viste tante prima del 2020. Da quando è scoppiata la pandemia, però, ne stiamo (quasi) perdendo il conto. La partita a scacchi delle acquisizioni non solo pare senza fine, ma si rigenera freneticamente dando vita a formule di acquisto, fusione, incorporazione a volte imprevedibili. Del resto, come ci dicono gli analisti, la liquidità pronta per essere investita è molta. Anzi: moltissima  

C’è un trend che non si è mai fermato. Nel senso  che continua da sempre, non è una novità di oggi. Parliamo dell’infinita partita a scacchi delle acquisizioni. Ma, pur nella loro persistenza storica, mai come in questi mesi pandemici le operazioni di M&A, alias Mergers & Acquisitions, si sono rincorse, moltiplicate e continuano a ridefinire l’assetto della filiera. Attenzione: parliamo di tutta la filiera della fashion & luxury industry, dalla fornitura più a monte alle reti di vendita a valle, fisiche o digitali che siano. E stiamone certi: la partita a scacchi delle acquisizioni continuerà. Eccome, se continuerà

La partita a scacchi delle acquisizioni

Il moto dello shopping finanziario degli ultimi mesi è vorticoso. Ha avuto vertici altissimi, come la conclusione dell’affare che ha portato Tiffany sotto l’ombrello di LVMH (per ora, l’operazione di M&A più ricca del segmento luxury). Ha seminato acquisizioni e fusioni con costanza e continuità nel 2020 e, come dicono molti analisti finanziari, ha accelerato il suo ritmo nel 2021, che si propone come l’ennesimo “anno delle acquisizioni”. In altre parole, se l’elenco delle operazioni compiute è già corposo, moltissime altre si configurano come quelle potenziali. Le ragioni del perché stia accadendo sono evidenti. Le spiega PwC, definendo l’acquisizione come un importante strumento per creare e proteggere il valore di chi compra. Non solo: il passaggio agevola i cambiamenti nel modello di business delle aziende che vengono rilevate. Ecco perché, commentano gli analisti al quotidiano italiano MFFashion, “una scelta strategica del comparto del lusso riguarderà anche le integrazioni verticali e orizzontali sulla catena del valore”. In tutto questo, sottolinea, PwC prendendo in esame il solo mercato del made in Italy, il ruolo dei fondi di investimento è sempre più rilevante. Infatti, nel 2020 hanno superato il 60% delle transazioni annunciate. Questo si traduce in un grande interesse della finanza per il made in Italy e la sua filiera.

Il fattore 865

Non è un numero scritto a caso, 865. Equivale, infatti, ai miliardi di dollari che sarebbero pronti per essere investiti dai fondi di private equity nella partita a scacchi delle acquisizioni. Lo calcola EY, dimostrando che un anno tremendo per il Pianeta Terra come il 2020 si è trasformato (e non c’è da stupirsene) in una stagione d’oro per le società d’investimento. Sull’onda di exploit come quello di VF Corp che ha preso Supreme e L Catterton che si è regalata Birkenstock, tutti quanti sono diventati famelici. “C’è più attività che mai – spiega David Bassuk, co-leader di AlixPartners, a WWD –. Tutti hanno aspettato di vedere il mondo dopo la pandemia. Ora è un buon momento per comprarerimodellare e capitalizzare. Ci sono un sacco di opportunità”. Vista la mergermania in corso, non ci vorrà molto tempo per scoprire quali saranno.

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