Si chiama Zhang Chen. Ha fondato, a Pechino, la Extraordinary Luxuries Business School. E organizza corsi molto particolari, che insegnano, in una settimana, a smascherare le più sofisticate contraffazioni di accessori di lusso
Qualcuno potrebbe ritenerlo quasi paradossale. E, in una certa misura, potrebbe anche avere ragione. Del resto, quando si parla di contraffazione, alzi la mano chi non pensa immediatamente alla Cina come serbatoio industriale della produzione di fake di ogni genere. Invece, proprio da Pechino rimbalza la notizia della nascita di un corso per smascherare i falsi di lusso. Una professionalità che non è certo nuova, vista la necessità del fiorente canale del second hand, di periziare ogni accessorio rimesso in vendita. Un lavoro che, però, in questo caso, sembra fare un salto di qualità.
Smascherare i falsi di lusso
Il promotore di questo corso si chiama Zhang Chen ed è il fondatore della Extraordinary Luxuries Business School di Pechino. Il modulo dura una settimana, costa circa 2.400 dollari e, in avvio, ha attirato una platea di studenti piuttosto trasversale. Denominatore comune: la prospettiva di soddisfare una necessità che, in un futuro molto prossimo e per parecchio tempo, non potrà essere che crescente e, quindi, piuttosto remunerativa. Alle prime lezionI di Zhang, dunque, si sono presentati un consulente finanziario in cerca di nuove prospettive, un giornalista ex direttore di una testata di moda e un falsario in cerca di (legale) redenzione. Tutti ansiosi di imparare tecniche che Zhang pare maneggi in modo molto efficace.
Apprendistato giapponese
Ad alcune testate asiatiche, come The Japan Times, Zhang racconta di aver imparato a valutare i beni di lusso 10 anni fa in Giappone. Non solo: sostiene di aver bisogno di 10 secondi al massimo per capire se un prodotto è vero o contraffatto. Cosa che riesce a fare anche osservando una semplice foto.
Lezione cinese
Durante le sue lezioni, Zhang prende in esame, soprattutto orologi e accessori di pelletteria. E approfondisce dettagli che ai consumatori, abbagliati dalla griffe, facilmente sfuggono. Per esempio: il colore della fodera delle borse nere di Chanel (“Che deve essere rosa”). Oppure: sapere quali lettere del logo Chanel sono in un carattere rettangolare piuttosto che quadrato può permettere di “scoprire un terzo dei falsi sul mercato”. Piccoli esempi di un lavoro che richiede un upgrading quotidiano, dice Zhang, perché “il mercato dell’identificazione dei prodotti di lusso esisterà sempre, cambieranno i metodi”. I quali non si arrenderanno nemmeno al maggior utilizzo di tecniche digitali di riconoscimento e tracciamento degli accessori. Perché “non esiste tecnologia che non possa essere violata”, conclude.
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