Una photogallery ci introduce in una delle mostre dell’anno, per la moda e non solo. Perché Dal Cuore alle Mani, esposizione veramente immersiva di Dolce&Gabbana (Milano, Palazzo reale, fino al 31 luglio) è un viaggio fantastico in un immaginifico artigianato artistico che rappresenta un’esaltante celebrazione del saper fare italiano
di Luca Fumagalli
Un viaggio circolare. Immersivo, nel senso meno digitale e più reale che c’è. Un movimento espositivo dove, per assurdo, più di tutto quello che riempie gli occhi e il pensiero, quel che resta addosso, alla fine, è il succedersi dei commenti sonori di ogni installazione. Di ogni stanza. Dal Cuore alle Mani, la mostra dedicata a Dolce&Gabbana, visitabile fino al 31 luglio 2024 presso Palazzo Reale a Milano, inizia con un battito cardiaco. E a quello stesso battito torna dopo aver fatto tappa, o sfiorato o forse attraversato, proprio un cuore, elemento iconico della creatività dei due stilisti.
Dal Cuore alle Mani
Un susseguirsi di stanze, ognuna allestita in ogni particolare, che permettono, come scrive la curatrice Florence Müller, di “addentrarsi nel cuore (eccolo che torna…) del singolare universo creativo di Domenico Dolce e Stefano Gabbana”. Addentrarsi fisicamente, non soltanto ammirando un corteo che pare infinito di creazioni che hanno percorso varie stagioni della moda negli ultimi decenni. Per esempio, entrando in un laboratorio di sartoria d’antan, tipicamente milanese, dove un artigiano si aggira tra i banchi di lavoro. Oppure lasciandosi stupire dalla stanza “siciliana” dove un’esplosione di colori – che ti pare quasi di poter annusare – ti teletrasporta in un’altra dimensione.
GALLERY
L’artigianato artistico di Dolce&Gabbana
Due esempi tra i tanti dell’artigianato artistico di Dolce&Gabbana con cui Dal Cuore alle Mani travolge il visitatore insieme alla miriade di infinitesimali dettagli espressi da ogni abito e accessorio. Basterebbe, in questo senso, soffermarsi sugli abiti a mosaico della Collezione Monreale: stupefacenti nella loro capacità di esprimere quella che – a tutti gli effetti – si palesa come una forma di ricchezza culturale. Una sensazione, quest’ultima, che trova traduzione nelle parole di Monsignor Alberto Rocca, che troviamo sul catalogo della mostra. “L’arte può definirsi tale solo quando crea un’emozione, un fremito di desiderio, un rimando a qualche cosa che va al di là e che non sempre sappiamo nominare. Questa è l’esperienza alla quale Dolce&Gabbana sanno condurci”. Se nei prossimi due mesi passate da Milano non perdetevi questa mostra.
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