(Hi)story / (Re)source / Project(ed). Tre parole che assomigliano a un manifesto. Durante Lineapelle 105 sono stati mostrati per la prima volta i lavori svolti dagli studenti della Designskolen di Kolding. Il progetto, in collaborazione proprio con Lineapelle, unisce la tradizione artigianale italiana con l’innovazione nel design della scuola danese. Come? Attraverso la reinterpretazione contemporanea e sostenibile di alcuni costumi teatrali figli del barocco italiano. Ne abbiamo parlato con Silvano Arnoldo e Brad Sisk, due degli esperti che hanno guidato il lavoro
di Domenico Casoria
Quando si prova a ricreare i costumi di un’opera teatrale, il rischio è sempre che il risultato assomigli a una copia fatta male. E infatti non era questo l’obiettivo del progetto avviato dalla Designskolen.
Lo studio degli archivi
La base di partenza è stata lo studio degli archivi. “Questa scelta – racconta Silvano Arnoldo – nasce dalla necessità di avvicinare gli studenti a una risorsa, perché in questo momento storico l’archivio è una fucina creativa attraverso cui formulare un nuovo linguaggio di significati”. Una sorta di wunderkammer, o una stanza delle meraviglie in cui gli studenti dei vari dipartimenti – fashion, textile, mobile, comunicazione – si sono immersi per costruire la propria visione dei personaggi. Che si ispirano a quelli dell’opera seria “Alessandro nell’Indie” del 1726, scritta da Pietro Metastasio. Il corso (che si è svolto fino al 20 dicembre) è stato tenuto da tre esperti che fanno parte del gruppo di ricerca “WoVen” (“Women, Opera and the Public Stage in Eighteenth-Century Venice”). La parte progettuale del corso, dal concept fino alla realizzazione dei costumi, è stata seguita proprio da Silvano Arnoldo. I contenuti teorici, invece, sono stati curati da due ricercatori di WoVen: Christine Jeanneret, dell’università di Copenhagen, e Brad Carlton Sisk, della NTNU (l’Università di Scienza e Tecnologia della Norvegia).
L’opera barocca
Oltre agli archivi, il progetto ha analizzato tutti gli aspetti dell’opera barocca. “La musica presente negli archivi dei libretti, i copioni della storia, le scenografie, i costumi, tutto è stato d’ispirazione. Siamo partiti dal presupposto che la ricerca storica doveva essere l’input creativo” sottolinea Sisk. Gli studenti della scuola danese non hanno semplicemente ricreato i costumi, ma partendo da un ritratto psicologico dei personaggi dell’opera, hanno provato a coglierne l’essenza. “Quasi tutti hanno poi creato dei capispalla, partendo però da uno degli elementi più vistosi dell’epoca: il panier (la crinolina) che si indossava sul fianco. Gli studenti l’hanno destrutturata, invertendo la posizione e portandolo nella parte superiore, sulle spalle o nella corona” continua Sisk. Guardare ai codici del passato, quindi, senza però fermarsi alla superficie. Per Alessandro Magno, per esempio, gli studenti hanno evidenziato le doti da conquistatore. Pare che fosse stata proprio la madre Olimpiade a dirgli che suo padre era Zeus. E così nel costume selezionato tra i finalisti, Alessandro Magno assume le sembianze di un guerriero-bambino, con gli abiti che mettono in evidenza le sue manie di grandezza.
La collaborazione con Lineapelle
Il progetto interdisciplinare, tra l’altro, è nato dalla collaborazione con Lineapelle. Che ha fornito la metà dei pellami utilizzati, re-immaginati in corsetti, abiti strutturati e gioielli. Ai cinquantasei studenti che hanno partecipato al progetto, tra l’altro, è stato spiegato il grande lavoro artigianale e creativo che si nasconde dietro ad ogni pezzo di pelle. Archivio, quindi, ricerca, storia e ripensare ad epoche passate attraverso la pelle. Per dare vita a un nuovo modo di progettare.
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