Il motivo è quello di elevare la percezione del marchio, alzando allo stesso tempo l’asticella green tornando a utilizzare la pelle, perché esempio di durabilità e di un look imbattibile. Ma, anche, scegliendo di produrre questi nuovi modelli di sneaker in Italia, dove la filiera garantisce maggiori certezze in fatto di produzione etica e sostenibile
di Massimiliano Viti
Dalla necessità di migliorare le prestazioni sportive alle passerelle. Dai piedi dei migliori atleti ai piedi di tutti. È l’evoluzione della sneaker, formata principalmente da due componenti, oggi come allora: gomma e pelle. L’ultima tendenza dei giganti dello sport, terminata l’abbuffata delle collaborazioni, anche quelle più improbabili e meno redditizie, è quella di rendere più formali e luxury i modelli sportivi più iconici. Questa strategia ha come obiettivo quello di premiumizzare la sneaker e di conseguenza anche il marchio. Ma anche quello di alzare l’asticella sulla sostenibilità.
Un motivo c’è
Con una maggiore qualità delle materie prime e dell’intero manufatto, la durabilità del prodotto finale aumenta. Ma è soprattutto la produzione affidata alla filiera italiana, piuttosto che a quella di svariati Paesi del Sud-Est asiatico, a far compiere un deciso salto in avanti in fatto di produzione etica e sostenibile.
Cosa ha fatto Adidas?
Adidas ha lanciato sul mercato il modello Samba – rigorosamente Made in Italy – con texture coccodrillo nero e, a ottobre 2024, ha proseguito su questo filone. Il livello si è nuovamente alzato con un nuovo modello che si candida ad essere la scarpa più pregiata e più costosa della sua storia. È la Samba Vachetta Tan, prodotta in Italia con la tecnica a sacchetto, con tomaia e fodera in pelle. Una calzatura che potrebbe benissimo passare come una scarpa elegante se non fosse per il suo marchio Three Stripes. Non solo. Il marchio tedesco sembra voler continuare su questa strada e sta ripetendo la stessa operazione Samba con un altro modello iconico e stravenduto: Gazelle. In altre parole, sta per essere rilasciata la versione Gazelle Indoor Made In Italy, ispirata alle tradizionali scarpe eleganti italiane. Per ora sappiamo solo che verrà realizzata “in pelle nera di provenienza locale”. Il fondo chunked conferirà al modello un’atmosfera da scarpa formale.
Cosa ha fatto Nike?
Alla fine di ottobre 2024 ha lanciato una versione luxury del suo iconico modello Air Force 1. Si chiama ’07 LV8 ‘D’ Sunset 1982: tomaia in pelle marrone e aspetto usurato. Un nuovo restyling brillantemente riuscito, che offre un look più formale. Anche il marchio dello swoosh sembra voler cavalcare questa tendenza. La prossima primavera anche l’iconico modello Shox abbraccerà la pelle. Si chiamerà Shox Ride 2 Premium. Un’operazione che il colosso dell’Oregon ha compiuto anche sulle Air Rift e, prima ancora, sulle Killshot 2 Retrò. Con un restyling completo in pelle, Nike ha portato i suoi classici a un altro livello di stile.
È una storia vecchia
Oggi, alzare il livello qualitativo del prodotto viene considerato una strategia, ma prima dell’avvento dei materiali tecnici e della leggerezza della calzatura come dogma, era la normalità. Anzi, la scarpa sportiva era già premium e questa sua caratteristica è stata determinante per portarla dal campo da tennis o da basket alla strada, cambiando il paradigma della sneaker e dando vita al suo fenomeno. Prendiamo come esempio tre modelli che hanno fatto la storia delle sneaker nello sport: Adidas Stan Smith, Converse All Star e Nike Air Jordan 1.
Stan Smith
Adidas ha lanciato una nuova era nel tennis nel 1965 quando ha introdotto le prime scarpe in pelle per questo sport. L’azienda aveva trovato in Robert Haillet il suo testimonial. Dopo il suo ritiro, fu scelto Stan Smith. L’introduzione della pelle ha portato un cambiamento dirompente dando vita a un nuovo modo di pensare le scarpe da tennis. “Era l’unica scarpa in pelle (sui campi da tennis)”, dice Smith. “All’epoca era considerata una specie di high-tech (rispetto a) una scarpa in tela. Un miglioramento rispetto alle altre scarpe”.
Converse All Star
Veniamo al basket. La prima versione della Converse All Star, prima che diventasse la Chuck Taylor, fu prodotta nel 1917. Era in tela grezza marrone naturale con finiture nere. Negli anni ’20, arrivò il modello “luxury” in pelle, completamente nero. Più resistente, con maggiore durata ma anche più bello da vedere.
Air Jordan 1
Ciò che, però, trasformò la cultura delle sneaker in un vero fenomeno fu l’uscita nel marzo 1985 delle Air Jordan 1 di Nike. Erano in pelle e costavano 65 dollari. Nelle previsioni di Nike, in tre anni, avrebbero dovuto fatturare 3 milioni di dollari. Alla fine del primo anno i milioni furono 126.
Leggi anche:
- La durabilità delle sneaker è un problema, dice chi le ripara
- Natale s’avvicina, et voilà: le collaborazioni si moltiplicano
- L’oggi e il domani del lusso: analisi critica di una ripartenza