I fatturati delle griffe schizzano alle stelle e il lusso se ne infischia, senza apparenti problemi, di qualsiasi emergenza. Mentre gli analisti si scervellano per capire le ragioni della sua potenza e quanto durerà questa crescita senza sosta, il settore trova antidoti all’incertezza che fidelizzino ancora di più i suoi clienti
La crescita del lusso non accenna a rallentare. In molti si aspettano da tempo una frenata dato il contesto economico mondiale così difficile. Invece, l’alta gamma trova sempre il booster giusto per salire, in modo costante, di livello. In tempo di pandemia fu la Cina a trainarne i fatturati. Ora che Pechino ha abbassato il ritmo, ci pensano gli USA e la sorprendente Europa. Ovunque e comunque, ci sono clienti mai sazi di borse griffate che spendono cifre sempre più alte, quasi incuranti di ciò che accade intorno a loro. Per quanto tempo ancora tutto ciò proseguirà? Fino a quando le attuali ragioni della sua potenza saranno valide e determineranno l’ormai comprovata resilienza del settore?
L’infinita crescita del lusso
Gli analisti credono che la crescita del lusso sia destinata a continuare almeno per altri 4/5 anni. Tra i driver di crescita indicano la sostenibilità (il lusso viene considerato “green” per la durabilità dei prodotti), il second hand e alcuni mercati emergenti. Per esempio: India, Vietnam, Thailandia, Medio Oriente e, soprattutto, Corea. Il mercato finanziario, però, sta aspettando il lusso al varco: ipotizzando il possibile sgonfiarsi della sua dorata bolla. L’alta gamma può davvero superare uno a uno tutti gli ostacoli? Per esempio: i lockdown, l’inflazione, il rallentamento dell’economia, la guerra in Ucraina?
Le ragioni della sua potenza
HSBC non la butta in filosofia e si arma di concretezza e semplicità. Il lusso è resiliente:
1) perché si nutre di una clientela ricca, che non si dispera se l’inflazione è alle stelle. Una clientela che ha un portafoglio tale da resistere a rischi e incertezze;
2) perché le prestazioni finanziarie dei beni rifugio (pensiamo alle borse Hermès e Chanel) hanno attirato anche i consumatori della classe media.
Per Bain & Company, invece, la “resilienza del settore” è nata dal desiderio dei consumatori di tornare ai loro stili di vita pre-Covid. L’affievolirsi della pandemia “sta funzionando come un’enorme booster, creando un’ondata di richieste di lusso fuori misura che deve ancora normalizzarsi” dicono gli analisti di Bernstein. Ma non è chiaro quanto durerà questa incredibile euforia. Talmente incredibile da portare (si dice) 4,45 milioni di dollari nella cassa della nuova boutique Hermès a Wuhan nel suo primo giorno di apertura. È possibile che i clienti del lusso non abbiano mai paura della recessione economica e dell’inflazione? La domanda non ha risposta. Infatti, dall’avvento della pandemia, le analisi finanziarie stanno durando come una storia su Instagram. In altre parole: sono esposte a una volatilità pazzesca, capace di scombussolare i piani dell’economia mondiale e delle griffe.
Il lusso dà i numeri
Secondo il Luxury Outlook 2022: Advancing as a Responsible Pioneer, realizzato da Boston Consulting Group e Comité Colbert, il lusso dovrebbe passare dai 388 miliardi di euro del 2022 ai 494 miliardi nel 2026, con una crescita del 6% ogni anno. Più prudente Bain che calcola in 2800 miliardi di euro l’incasso totale del 2021. Un valore che, nello scenario ottimistico, quest’anno crescerà del 10-15%, in quello più prudente solo tra il 5 e il 10%. Mentre, in vista del 2025, il settore dovrebbe raggiungere un livello di ricavi tra 360 e 380 miliardi di euro.
I booster
Tra i booster del luxury c’è il second hand, che il settore potrebbe e dovrebbe incominciare a sfruttare meglio. E c’è la sostenibilità. Il lusso, infatti, sta emergendo come “settore sostenibile” perché i suoi prodotti durano a lungo, sono riparabili e sono realizzati nel rispetto di persone e risorse. Un altro aspetto non secondario è che la pandemia ha costretto le griffe a rivalutare opportunità poco o non sfruttate per raggiungere i propri consumatori. Una bella risorsa per i prossimi anni. Poi c’è tutta la questione del Metaverso che potrebbe rappresentare un’altra fonte di guadagno. Così come la ripresa dei viaggi.
La vera star è la pelletteria
Tra tanti fattori e innumerevoli ipotesi, però, una certezza c’è. La vera star del lusso è la pelletteria: la borsa, in particolare. Ma anche le calzature si stanno rivelando trainanti, come conferma Bain & Company. In futuro, poi, ci sarà la piena ripresa della Cina, non appena si rimetterà in sesto dalla pandemia. E l’incasso della boutique di Hermes a Wuhan potrebbe rappresentare solo un assaggio delle potenzialità del mercato della Grande Muraglia.
I possibili freni
L’elenco è piuttosto nutrito: la pandemia, la crescente inflazione, il rallentamento del PIL, la guerra in Ucraina. Ma cosa teme di più il lusso? La mancanza di lavoratori. E, nel breve periodo, la Cina. Al punto che c’è chi la ritiene un rischio per cui le griffe farebbero bene a diversificare i mercati per non dipendere troppo da Pechino e dalla sua “prosperità comune”. (mv)
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