Cosa compro, perché compro, come compro: Fashion is Psychology

Intervista a Shakaila Forbes-Bell, psicologa della moda, autrice del libro Big Dress Energy all’interno del quale svela come la psicologia della moda può trasformare il guardaroba e l’autostima: Fashion is Psychology

 

Nel 2016 Shakaila Forbes-Bell è stata la prima “black person” al mondo a conseguire un master in Psicologia della Moda. È stato il suo punto di partenza. Poi, infatti, ha creato la piattaforma Fashion is Psychology e ha lavorato con molti brand per svelare l’impatto psicologico dello stile e della bellezza. Ha scritto il libro Big Dress Energy nel quale svela come la psicologia della moda può trasformare il guardaroba e l’autostima. L’abbiamo intervistata.

Il rapporto tra psicologia della moda e sostenibilità

Lei sostiene che quando compriamo un abito ci premiamo e ci sentiamo bene: in che senso dovrebbe essere così anche in un’ottica di sostenibilità?

Ogni volta che effettuiamo un acquisto nel nostro corpo si verifica un rilascio di dopamina che ci gratifica e ci fa sentire bene. Tuttavia, è importante non comprare continuamente per inseguire questo effetto, perché rischiamo di danneggiare l’ambiente. È invece preferibile prendere decisioni più ponderate, che a loro volta ci faranno sentire ancora più gratificati, poiché l’oggetto acquista un significato maggiore, soprattutto se teniamo in considerazione la sostenibilità. L’acquisto di oggetti second hand può aiutare a risolvere questo problema. È un modo per combinare la soddisfazione personale con il senso di responsabilità, contribuendo a un mondo migliore.

Secondo alcuni studi, i giovanissimi della Gen Z si dichiarano sensibili alla sostenibilità, ma poi acquistano fast fashion: perché?

Esiste un divario tra atteggiamento e comportamento in base al quale i giovani esprimono preoccupazione per la sostenibilità, ma si dedicano al consumo di fast fashion. Questo divario può essere attribuito a diversi fattori. Il consumo di fast fashion va di pari passo con i social media e la gratificazione istantanea: i giovani vogliono comprare cose nuove che siano in linea con le tendenze e ottenere una sensazione gratificante e un senso di appartenenza. Il fast fashion è anche più conveniente e ampiamente accessibile rispetto alle alternative sostenibili. Anche il greenwashing è un problema: i consumatori possono essere ingannati dalle tattiche di marketing. Credono di fare una scelta sostenibile quando, in realtà, le pratiche del marchio potrebbero non essere in linea con la vera sostenibilità.

Meno possesso, più esperienze

Oggi il possesso di un bene è ritenuto sempre meno importante: si preferisce l’esperienza. 20 anni fa si compravano i CD, oggi si ascolta la musica su Spotify. Oppure, ci si comprava un vestito nuovo mentre invece oggi l’abito si affitta o si compra di seconda mano per poi rivenderlo: come si spiega questo?

Il passaggio da un consumo incentrato sul possesso a un consumo orientato all’esperienza può essere attribuito a diversi cambiamenti sociali e tecnologici. La sharing economy, caratterizzata da servizi come Airbnb e piattaforme di ride-sharing, ha influenzato il modo in cui le persone pensano alla proprietà. Invece di possedere oggetti fisici, c’è una crescente preferenza per la condivisione o l’affitto, guidata da considerazioni economiche, preoccupazioni di sostenibilità e desiderio di flessibilità.

Perché questo fenomeno riguarda soprattutto i giovani?

Millennials e Gen Z esprimono spesso una maggiore attenzione alle questioni ambientali. I social media hanno svolto un ruolo significativo nel plasmare il comportamento dei consumatori. I giovani possono attribuire un valore maggiore alle uniche e individualistiche espressioni della propria identità. Acquistare abiti di seconda mano e frequentare mercati di rivendita possono essere modi per curare uno stile distintivo e condividere questa identità con gli altri. Inoltre, per stare al passo col ritmo incalzante delle tendenze, soprattutto quelle guidate dagli influencer dei social media, le persone possono incontrare difficoltà economiche con l’acquisto. Le piattaforme di rivendita offrono un modo per rimanere al passo con le tendenze senza impegnarsi in una proprietà a lungo termine.

Perché alcune persone spendono così tanto per il look e altre meno?

La quantità di denaro che le persone spendono per il loro aspetto può essere influenzata da una serie di fattori. Per esempio, i valori personali, le priorità finanziarie, le influenze sociali, le norme culturali e le circostanze individuali. Per alcuni individui, investire nel proprio aspetto contribuisce all’autostima e al benessere generale. Ciò può indurre a destinare un budget più elevato alla cura della persona. Altri possono trovare appagamento e fiducia in sé stessi a prescindere dal proprio aspetto, il che li porta a spendere meno in prodotti di bellezza e abbigliamento.

Perché la pelle, perché i tacchi

Chi preferisce prodotti e capi in pelle è influenzato da fattori psicologici?

Sì, possono esserci. La pelle, ad esempio, è stata storicamente associata al lusso e allo status. Le qualità tattili e sensoriali della pelle possono attrarre molte persone. La sua consistenza liscia e il suo profumo caratteristico possono evocare sentimenti positivi e piacere sensoriale. Scegliere articoli in pelle può essere un modo per segnalare il proprio gusto, la ricchezza o il desiderio di qualità. Influiscono anche durata e longevità; preferenze di moda e di stile; significati culturali e simbolici e considerazioni ambientali ed etiche.

Una domanda banale: può spiegare perché una donna indossa i tacchi anche se le fanno male i piedi?

I tacchi possono contribuire a creare una postura elevata, che alcuni individui associano a una maggiore sicurezza e potere. L’impatto psicologico di sentirsi più alte e più decise può superare il disagio fisico per alcune donne. (mv)

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