Un ko dopo l’altro per i materiali Next Gen: l’ultimo è Piñatex

Ananas Anam, l’azienda che nel 2013 ha lanciato Piñatex – materiale ricavato dalle foglie di ananas e presentato come alternativa vegetale alla pelle – è finito in bancarotta. È l’ultimo caso – di tanti – di una “alternativa” alla pelle che va ko. Perché succede?

di Massimiliano Viti

 

Un’altra va ko. Ananas Anam, l’azienda che nel 2013 ha lanciato Piñatex – materiale ricavato dalle foglie di ananas e presentato come alternativa vegetale alla pelle – è finito in bancarotta come alcuni “illustri” predecessori. Le storie di molti materiali Next Gen, infatti, sono molto simili. Vengono scandite dal lancio del prodotto, condito da tante promesse, seguito spesso da una raccolta fondi di successo. Poi c’è un periodo di silenzio, arrivano le difficoltà e scatta il fallimento.

La parabola dei materiali Next gen

Negli ultimi 10 anni molti progetti di bio-materiali sono stati lanciati come sostituti vegani o ecologici della pelle (spesso derivati da funghi, ananas, cactus o scarti vegetali). Tuttavia, quelli che avevano raggiunto una minima diffusione sul mercato non hanno superato la fase industriale o commerciale per varie problematiche. La loro parabola rispecchia quella del mercato. Il 2021 e il 2022 – le stagioni post Covid in cui il mercato ha avuto un boom -, sono stati anni d’oro per i materiali Next Gen. Forse, non a caso, il 2024 e il 2025 sono stati invece difficili, con il mercato che ha badato più alla sostanza, al rapporto prezzo/qualità mettendo in secondo piano la sostenibilità (anche quella presunta), perché comporta costi maggiori che il consumatore finale non vuole pagare.

Un ko dopo l’altro

Sono emblematici alcuni titoli comparsi su Sourcing Journal, che il 23 luglio 2021 titolava “Il boom del settore dei biomateriali”. Mentre il 9 gennaio 2025 si chiedeva: “I materiali Next Gen troveranno successo quest’anno?”. La risposta è arrivata in queste settimane. È: no. “Dire che il 2024 è stato un anno difficile per gli innovatori dei materiali Next Gen sarebbe un eufemismo”, scriveva Sourcing Journal. In realtà, quelle del 2024 erano solo le prime avvisaglie di un nefasto 2025. Falliti Mylo (2023) e Renewcell (2024), il movimento dei materiali Next Gen confidava molto su Mirum, prodotto da NFW – Natural Fiber Welding, che nel 2022 era arrivata ad avere 300 dipendenti. Ma a metà settembre 2025, l’azienda USA ha deciso di limitare al minimo la produzione. Un mese dopo MycoWorks ha comunicato la decisione di chiudere lo stabilimento perché “esistono fonti di micelio più economiche”. MycoWorks è l’azienda che ha inventato Reishi, il materiale proveniente dal micelio derivato dai funghi che veniva poi lavorato in una conceria a Igualada, in Spagna. MycoWorks non coltiverà più il micelio, ma lo comprerà altrove e si occuperà solo dell’attività di concia. Tale transizione provoca la chiusura del suo stabilimento.

L’ultimo è Piñatex

Passano altri 15 giorni e arriva un’altra cattiva notizia. In altre parole, si scopre che Ananas Anam, l’azienda che produce Piñatex, ha presentato richiesta di accedere all’Amministrazione Controllata già dal 19 agosto 2025. L’azienda spagnola aveva esplorato anche una possibile vendita. Erano arrivate tre offerte, la prima delle quali aveva come mittente il gigante della frutta Del Monte. Niente da fare. Negli ultimi mesi, secondo fonti del settore citate da Modaes, Piñatex aveva cercato di esternalizzare la produzione materiali e rimanere solo produttore di fibre. Tutti i tentativi sono falliti. Impossibile raddrizzare una situazione finanziaria molto pesante.

Perché falliscono?

Perché questi materiali Next Gen fanno poca strada? Costi di produzione altissimi rispetto alla pelle o ai sintetici tradizionali. Difficoltà di scalabilità industriale (i materiali funzionano solo in laboratorio o piccola tiratura). Bassa resistenza meccanica (taglio, cucitura, usura) e, quindi, durabilità inferiore rispetto alla pelle o ai sintetici di qualità. Contraddizioni ecologiche e greenwashing: molti contenevano plastiche, resine o PU. Domanda instabile: il mercato ha abbandonato rapidamente i materiali non performanti o “green solo sulla carta”. L’attenzione mediatica è calata rapidamente. Inoltre, in Europa, sotto la spinta della politica, si sono sviluppate le tecnologie per il riciclo tessile tralasciando alternative basate su altri prodotti. Modaes cita un anonimo esperto del settore secondo cui il problema principale dei materiali Next Gen è anche di volumi produttivi. “La scommessa delle grandi aziende è sulle capsule collection, che rappresentano una percentuale molto piccola del totale dell’intera collezione. Stiamo assistendo a un calo generalizzato del business delle aziende. Quando i rivenditori soffrono, chiudono i battenti, e a soffrire di più sono le start-up che immettono queste innovazioni sul mercato”.

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