La favoletta senza lieto fine di Mylo l’Alternativo

Il 30 giugno 2023, Bolt Threads ha messo in stand by Mylo, il materiale derivato dal mycelium sostenuto da Stella McCartney che avrebbe dovuto soppiantare la pelle. Invece no. E la ragione del suo fallimento è molto semplice

 

Vi raccontiamo la favoletta di Mylo l’Alternativo. Nato nel 2018 con enormi aspettative, Mylo sembrava destinato a sostituire la pelle e a rivoluzionare il mondo della moda. Ma nonostante il sostegno di grandi aziende come Stella McCartney, Kering, Adidas, Lululemon, Ganni e Mercedes, dopo appena 5 anni di vita, Mylo non è riuscito a diventare “grande”. La crisalide non è diventata farfalla. Mylo non è riuscito a spiccare il volo. Fine della favoletta.

Una favoletta senza lieto fine

Mylo era un materiale che utilizzava prevalentemente (ma non solo) il mycelium, un derivato delle radici dei funghi. Era stato presentato come una valida alternativa alla pelle. Mylo era una creatura della startup californiana Bolt Threads. La favoletta di Mylo si è bruscamente interrotta il 30 giugno 2023 quando Dan Widmaier, CEO di Bolt Threads, ha annunciato su Vogue Business che la sua produzione si è fermata. I motivi sono diversi. Widmaier sostiene che, a causa dell’inflazione, le aziende che finanziavano Mylo hanno smesso di investire, preferendo impiegare i loro capitali nelle imprese attive nell’intelligenza artificiale.

Una strada segnata

Più semplicemente: Mylo ha trovato sulla sua strada le sfide che devono affrontare tutte le startup. Superata la fragilità del periodo iniziale, le maggiori difficoltà arrivano quando il mercato comincia a richiedere il prodotto ed è necessario organizzare la produzione su scala industriale. Ciò comporta investimenti, controllo dei costi e del prezzo finale e molto altro. Insomma: un conto è la favoletta, un conto il mercato reale. “Lo scale-up è la parte più costosa e più difficile e non ci sono scorciatoie”, conferma Widmaier. Mylo, la cui produzione annuale era arrivata a un milione di piedi quadrati, non ce l’ha fatta, nonostante il supporto dei suoi maggiori clienti. A ottobre 2020, infatti, un consorzio formato da Stella McCartney, Kering, Adidas e Lululemon, ha investito una somma a sette cifre in Bolt Threads per aiutare la startup a sviluppare Mylo e a produrlo su scala più ampia. Niente da fare.

La domanda

Ma perché, in una crescente ondata di aziende del lusso che rafforzano verticalmente la propria filiera (acquisendo o sostenendo i fornitori di materia prima), Stella McCartney non ha salvato Mylo? Perché nel febbraio 2023 Stella ha “tradito” Mylo con il suo diretto concorrente Mirum, realizzato da Natural Fiber Welding. Riposta secca: la griffe si era lamentata dei limiti di design di Mylo. Tuttavia, Widmaier ha assicurato che non è per questo motivo, o perché sono arrivati competitor sul mercato, che ha messo in stand-by Mylo.

La morale della favoletta

Qual è la morale di questa favoletta senza lieto fine? Ce la spiega Elyse Winer, partner della società di investimenti Material Impact e CMO della società di innovazione dei materiali Gen Phoenix. “La performance, la sostenibilità e la parità dei prezzi (rispetto alla pelle ndr) – dichiara a Glossy – sono parametri davvero significativi che un’azienda deve raggiungere. Le startup spesso hanno difficoltà a soddisfare tali requisiti e quindi possono solo sviluppare una produzione su scala di laboratorio o limitata”. Luke Haverhals, fondatore di Natural Fiber Welding, afferma come un materiale alternativo alla pelle che non offre ai marchi margini più alti sia “difficile da vendere”.

Il clamore è maggiore dell’impatto

Su Business of Fashion, Kenneth P. Pucker, professore presso la Tufts Fletcher School (ed ex direttore operativo Timberland dal 2000 al 2007) scrive: “Se si dovesse giudicare il progresso della moda sostenibile contando i comunicati stampa sui nuovi materiali di origine biologica, l’industria passerebbe a pieni voti”. Ma poi, tirando le somme, ci si accorge che “il clamore è maggiore dell’impatto”. Quando, poi, gli investimenti cambiano direzione e si dirigono altrove, quando l’ex startup non riesce a raggiungere una produzione su la scala industriale, si fa la fine di Mylo. (mv)

 

 

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