L’insufficiente concretezza della transizione circolare europea

Secondo la relazione ECA dal titolo “Economia circolare – Nonostante l’azione dell’UE, la transizione negli Stati membri procede lentamente”. Anzi: è quasi ferma in molti Paesi europei. Un ritardo problematico che si trasforma, anche, in un consistente dispendio di risorse finanziarie

 

Molte parole, pochi fatti. Anzi pochissimi. In Europa si parla tanto di economia circolare, ma la relazione speciale 17/2023 della Corte dei Conti Europea (ECA) evidenzia come non si faccia abbastanza. Parlare non basta. Serve soprattutto concretezza, che, al momento, non c’è o, se c’è, è insufficiente. Basta il titolo della relazione a chiarirlo: “Economia circolare – Nonostante l’azione dell’UE, la transizione negli Stati membri procede lentamente”. Perché?

La teoria

Ad essere severi, potremmo far notare che i Paesi europei hanno impiegato i 10 miliardi di euro ricevuti dall’UE come stimolo all’economia circolare, soprattutto per la gestione dei rifiuti. Insomma, 10 miliardi investiti nella spazzatura. Invece, l’obiettivo dei finanziamenti era quello di ridurre le quantità di rifiuti attraverso innovazioni, in particolare nella progettazione dei prodotti.

Poiché circa l’80% dell’impatto ambientale di un prodotto dipende dalla sua progettazione. Per cui, al fine di ridurre al minimo tale impatto ambientale, i prodotti e i processi produttivi devono essere riprogettati in base ai principi di economia circolare, in linea con la priorità dell’UE di prevenire la produzione dei rifiuti.

Insufficiente concretezza

Entrando nel dettaglio della relazione speciale, si legge come l’UE abbia messo a disposizione oltre 10 miliardi di euro tra il 2016 e il 2020. Ma “la Commissione Europea e gli Stati membri non hanno utilizzato i finanziamenti in maniera mirata ed efficace per investimenti nella progettazione circolare dei prodotti e dei processi produttivi. I finanziamenti sono stati per lo più utilizzati per la gestione dei rifiuti, il cui contributo alla riduzione dell’impatto ambientale è meno efficace”.

Il tasso di circolarità

Lo strumento utilizzato per misurare i progressi degli Stati membri dell’UE è il tasso di circolarità. Ovvero: la quota di risorse materiali utilizzate provenienti da materiali di scarto riciclati nella produzione. Un tasso di circolarità più elevato – spiega Eurostat – significa che più materiali secondari sostituiscono le materie prime primarie, riducendo così gli impatti ambientali dell’estrazione della materia prima.

Ebbene: tra il 2015 e il 2021, il tasso di circolarità per l’UE a 27 Paesi è aumentato soltanto di 0,4 punti percentuali (da 11,3 a 11,7 per cento). Non solo: è addirittura diminuito nel 2021 rispetto all’anno precedente. Un dato che è pur sempre superiore al più recente tasso di circolarità mondiale del 7,6% (la relazione non indica l’anno ndr), diminuito rispetto al 9,1% del 2018. Inoltre, i progressi compiuti variano notevolmente da uno Stato all’altro.

Lenta, troppo lenta

Segnala la Corte dei Conti, l’obiettivo UE di raddoppiare entro il 2030 il tasso di circolarità raggiunto nel 2020 (e di arrivare quindi al 23,6%) appare “difficilmente raggiungibile. Sempre prendendo in esame il periodo 2015-2021, sette Paesi (Lituania, Svezia, Romania, Danimarca, Lussemburgo, Finlandia e Polonia) hanno addirittura fatto passi indietro. Uno scenario che ha portato Annemie Turtelboom, membro della Corte dei Conti europea, a commentare: “Le azioni finora intraprese dall’UE sono state inefficaci e la transizione verso l’economia circolare è quasi ferma in molti Paesi europei”.

La Corte dei conti ha concluso la relazione speciale con una serie di raccomandazioni rivolte alla Commissione. Primo: migliorare il monitoraggio della transizione degli Stati membri verso un’economia circolare. Secondo: analizzare i motivi per cui i finanziamenti UE per la progettazione circolare sono stati scarsamente utilizzati e valutare come incentivarla ulteriormente. La Commissione ha risposto affermando che “attuerà le raccomandazioni formulate” precisando che “le politiche in materia di economia circolare devono essere elaborate secondo un approccio basato sul ciclo di vita”. (mv)

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