L’home design è uno dei (pochi) settori ad aver beneficiato della pandemia e ancora oggi ne cavalca la scia per trarne dei vantaggi. Anche se il suo trend si è normalizzato, il modo in cui ha trasformato il senso e la percezione degli ambienti domestici sembra destinato a rimanere dominante. Ecco perché
Per fortuna sono terminati i lockdown e le restrizioni della libertà individuale imposte dalla pandemia. Per fortuna le persone si sono rimesse a viaggiare, anche se non agli stessi livelli registrati prima del 2020. Anzi, fino a pochi mesi fa facevano una certa fatica a riprendere le stesse, normali attività sociali che svolgevano prima del Covid. C’è una ragione per tutto questo. È molto semplice. Le persone, pur avendo ritrovato il gusto della socialità, trascorrono più tempo a casa con tutto quello che ne è conseguito e ne consegue per il settore dell’interior design o, più genericamente, dell’home design, uno dei (pochi) settori che ha beneficiato della pandemia e ancora oggi ne cavalca la scia per trarne dei vantaggi. Perché il Covid ha profondamente modificato il concetto di casa, che oggi viene definita centro multifunzionale di servizi alla persona. Oggi la casa è anche ufficio, scuola, università, cinema, luogo di incontro e, talvolta, anche la succursale di una camera dell’ospedale.
La comfort bubble dell’home design
Nel libro “Come la pandemia ci ha cambiato”, il sociologo Vanni Codeluppi definisce la casa come “una convivenza di esigenze: studio, lavoro, divertimento. Oscilla tra una dimensione privata e una pubblica, tra bisogni d’intimità e spalancamenti, anche digitali, verso la collettività”. Sulla base di questa nuova concezione dell’abitare, le persone acquistano, progettano, modificano la propria “comfort bubble”. Questa tendenza continua a dominare il mondo del design, influenzando tutto, dai colori ai materiali. Sono emersi trend come la biofilia (incorporare la natura all’interno della casa) e la neuroestetica (sfruttare il modo in cui il design influisce sul cervello per creare spazi più inclusivi). Interior design e moda sembrano essere diventati mondi affini nei quali prevale la tendenza del quiet luxury. “Ne abbiamo tutti abbastanza degli interni scenografici, con mattoni sottilissimi e mobili scomodi progettati per apparire belli solo in un’immagine“, afferma Vicky Charles di Charles & Co. Il crescente interesse dei consumatori per i “beni esperienziali” ha portato all’acquisto di oggetti importanti da utilizzare e mostrare durante l’intrattenimento a casa. “Il 2024 è l’anno in cui bandire gli ambienti sterili – dice a Vogue l’architetto svedese Martin Brudnizki – e abbracciare cose che riflettono davvero la nostra personalità e i nostri amori”.
Normalizzazione e solidità
Ma il 2024 sarà un altro anno di crescita per il settore? Gli analisti ritengono che ci sarà quella normalizzazione della crescita che stiamo vedendo nel lusso. La performance del settore sarà comunque più alta rispetto al suo trend prepandemico. Il report di Busines of Fashion “The Lifestyle Era: Luxury’s Opportunity in Home and Hospitality” stima che il settore lifestyle valga 4,3 trilioni di dollari. Se, tra il 2018 e il 2019, le vendite di prodotti di home design sono salite del 3% annuo, tra 2022 e 2023 si dovrebbe arrivare al 5%. Non solo. Secondo le stime del report, l’incremento sembra destinato a proseguire al ritmo del 5% annuo fino al 2026, poiché i consumatori di lusso continuano a dare priorità all’esperienza e ad attribuire maggiore valore agli spazi in cui vivono, lavorano e socializzano. “Il settore del design di lusso – spiega Daniel Lalonde, CEO di Design Holding – era un’industria che cresceva del 3 o 4% all’anno e all’improvviso, durante la pandemia, abbiamo visto una crescita del 25% e anche di più. Siamo convinti che non sia una bolla, ma che possa avere un ritmo più veloce perché le persone hanno cambiato il modo di vivere e le loro esperienze, investendo nella casa”.
Profumo di casa
Attirate dal boom del settore, le griffe della moda e del lusso hanno destinato maggiori investimenti nell’home design. Dal 2020 a oggi sono state rilasciate sul mercato più collezioni per la casa rispetto a qualsiasi periodo precedente. Circa il 70% dei consumatori high end negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Francia, infatti, afferma di essere più propenso ad acquistare prodotti per la casa griffati proposti dalle stesse maison della moda delle quali è già fedele cliente. Quasi il 50%, invece, dichiara di prevedere un aumento della spesa per prodotti tessili, arredamento e profumi per la casa.
Non c’è rosa senza spine
Nel bel mezzo di un mood che premia l’home design esistono, comunque, dei significativi coni d’ombra. Le aziende del settore dell’arredamento sanno di dover affrontare un rallentamento rispetto alle crescite record delle vendite registrate tra il 2020 e almeno la prima metà del 2023. Non solo: devono trovare risposte ad alcuni punti interrogativi dalle quali dipenderà molto del loro business di quest’anno. Per esempio: come evolverà la crisi del mar Rosso? Cosa accadrà al mercato cinese? L’andamento dei tassi di interesse e dell’inflazione cambierà? La spesa dei consumatori continuerà a rallentare? Più che punti di domanda, sono macigni che pesano sia sul presente che sul prossimo futuro.
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