Il CEO di LVMH mostra cautela e scetticismo. Quello di Kering, invece, pensa al metaverso come a un’opportunità che può generare profitto. Non a caso, il suo gruppo ha già attivato un team specializzato al suo interno. La nuova prateria fa discutere, dunque, e crea una distanza reale tra i due maggiori player della fashion & luxury industry. Almeno per ora…
Divisi su molto, se non tutto (o quasi). Divisi (o quasi), fatalmente anche sul metaverso. Bernard Arnault, CEO di LVMH, e François-Henri Pinault, guida di Kering, sulla nuova prateria immateriale dove tutti (o quasi) si stanno tuffando, hanno idee divergenti. Una distanza reale basata su idee che, visto il peso dei due attori in scena, vanno prese in considerazione.
La distanza tra Arnault e Pinault sul metaverso
Bernard Arnault, boss di LVMH, ha un approccio prudente condito da un pizzico di scetticismo. Nelle sue dichiarazioni si legge un messaggio del tipo: “Metaverso: fammi vedere quello che sai fare per attirare la mia attenzione”. Del resto, LVMH non ha certo bisogno di un ambiente virtuale per guadagnare qualche euro in più. “Non siamo interessati a vendere sneaker virtuali per 10 euro” è stato il suo commento “tranchant”. Teme possa essere una bolla, facendo riferimento al periodo in cui tutti volevano diventare Facebook, ma solo uno ce l’ha fatta. “Noi siamo nel mondo reale e vendiamo prodotti reali” ribadisce il miliardario transalpino che ha anche annusato un problema che attende una soluzione. “Gli NFT stanno generando profitti e sono sicuro che questo avrà un effetto positivo se le cose saranno fatte correttamente”. Il riferimento è all’aspetto legale della gestione di un mondo virtuale ancora non realmente regolamentato.
Testiamo e impariamo
Se Arnault ha il freno a mano tirato, il suo rivale, François-Henri Pinault di Kering, ha il piede pronto sull’acceleratore. La distanza reale tra loro la evidenzia questa frase di Pinault: “Quando si tratta di innovazione, la filosofia del gruppo, piuttosto che aspettare e vedere, che spesso è la posizione delle maison del lusso, è quella di testare e imparare“. Ecco, allora, Kering ha creato un team completamente dedicato al Web 3.0 e al metaverso. Inoltre, sia Gucci che Balenciaga hanno a loro volta un ufficio che si occupa di Web 3.0. “Siamo in una fase estremamente precoce di ciò che potrebbe accadere. Niente è certo. Potrebbe svanire” dice Pinault, facendo notare come il digitale sia già una realtà nel mondo dell’arte. “Diventerà un universo in un ambiente economico più ampio? Penso che accadrà. Diventerà sia un’opportunità, sia un fenomeno dirompente” afferma con sicurezza Pinault prima di citare tre opportunità di guadagno. Prima di tutto, gli NFT, collegati a prodotti fisici. Poi, i prodotti virtuali (scarpe, borse ma “potrebbe essere qualcos’altro”). Infine, i contratti intelligenti che potrebbero aiutare, per esempio, i marchi di Kering a beneficiare dei mercati secondari. (mas.vi.)
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