Il metaverso, l’avvocato avatar e il rischio di fregature virtuali

Il numero di chi definisce il metaverso un’opportunità si sta moltiplicando, ma prima di investirci e sbatterci il muso bisognerà regolamentarlo. Perché le fregature virtuali rappresentano un rischio molto, molto reale. Come le conseguenze che portano con sè 

 

Vuoi accendere un mutuo per acquistare una proprietà virtuale? Presto la risposta arriverà da un avvocato avatar che elaborerà una consulenza utilizzando la sua intelligenza artificiale. Questa è solo una delle mille domande che suscita l’espansione in corso del metaverso, uno spazio virtuale sconfinato dove, dicono, trascorreremo sempre più tempo della nostra vita. Uno spazio nel quale (come sta già dimostrando la moda) è necessario prevenire fregature, reati, tsunami di fake e chi più ne ha se ne inventi. Tutte faccende particolarmente sgradevoli che portano a conseguenze non così virtuali. Anzi, tutt’altro.

L’avvocato avatar

L’avvocato avatar eserciterà all’interno di studi legali virtuali e fornirà servizi di consulenza per gli aspetti riguardanti la giurisprudenza della terra digitale. Per esempio, Grungo Colarulo, studio legale con sede nel New Jersey, ha già stabilito il suo ufficio nel metaverso. Ma, senza confini fisici, quale legge va applicata? E le normative del mondo reale sono adatte e valide anche nel mondo virtuale? Come giudicare, per esempio, reati di condotta e comportamento? Come proteggere sicurezza e privacy? Le domande non mancano, così come le questioni relative alla proprietà intellettuale, tanto sensibili per il mondo (reale) della moda e del lusso. Alcuni marchi (Nike, Abercrombie & Fitch, Urban Outfitters e altri) hanno preferito non correre rischi, presentando domanda di registrazione di marchi per beni virtuali scaricabili.

Fregature virtuali 

Una borsa virtuale di Gucci è stata venduta all’interno del game Roblox per 4.100 dollari. Il prezzo è superiore a quello dell’accessorio (vero) se fosse stato acquistato in una boutique (vera). Come, dunque, proteggere una “borsa” del genere dall’uso virtuale da parte di terzi? Un esempio arriva dagli USA, dove Hermès ha fatto causa all’autore delle borse digitali definite MetaBirkins che mostrano rappresentazioni digitali della famosa (vera) Birkin. Vedremo come andrà a finire, ma intanto tutto ciò dimostra come digitale ed esclusivo (aggettivi che identificano in modo sostanziale la dimensione di prodotto del lusso) fatichino ad abbinarsi in maniera pacifica. Certo: alcune questioni legali relative al metaverso non sono del tutto nuove. Esiste una giurisprudenza precedente che si occupa di “violazioni interdimensionali” basate sulle precedenti realtà virtuali. Ma tutto ciò richiede di essere aggiornato. E in fretta. Perché il numero di chi definisce il metaverso un’opportunità si sta moltiplicando, ma prima di investirci e sbatterci il muso bisognerà regolamentare l’ambiente virtuale. Si riuscirà a farlo senza frenare la sua espansione? (mas.vi.)

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