Se gli Stati Uniti, per il lusso, sono il mercato da cui ripartire

Per mille ragioni e una serie di politiche messe in atto per stimolare e sostenere i consumi, gli USA sono tornati a essere il mercato da cui ripartire. Al punto che Bloomberg ritiene che, per le griffe, il (nuovo) sogno americano valga, oggi e in prospettiva, più della promessa cinese

 

Vi ricordate Boss Hogg, il personaggio della serie televisiva statunitense The Dukes of Hazzard? Al di là della sua parodistica spregevolezza, questo personaggio incarnava uno degli stereotipi dell’arricchito a stelle e strisce: “armato” con l’immancabile sigaro e con una manciata di dollari sempre pronta tra le mani. Ebbene: oggi, al posto del sigaro, potrebbe maneggiare una costosa opera d’arte o una Birkin di Hermès. Il tutto, candidando gli Stati Uniti a essere, per il lusso, nuovamente il mercato da cui ripartire, compensando le difficoltà di altri.

Il mercato da cui ripartire

Nel 2021 i consumatori americani hanno aumentato gli acquisti d’arte, secondo l’Art Basel e l’UBS Global Art Market Report, portando il settore a superare i livelli prepandemici. La stessa cosa è successa agli accessori moda di lusso. L’economia degli Stati Uniti si è ripresa dalla pandemia molto più velocemente delle attese. Gli assegni governativi per stimolare i consumi, l’impennata dei mercati azionari e delle criptovalute hanno incrementato la disponibilità di cash degli americani. Al punto che, molti di loro, per la prima volta hanno potuto accedere ad acquisti di fascia più alta.

Quel che ci dice Bloomberg

Sensazioni, si potrebbe argomentare. Invece no, sono riscontri oggettivi, certificati da Bloomberg. Il quale sostiene che nel 2021 la crescita del lusso è stata guidata dagli Stati Uniti, non dalla Cina. E se qualche anno fa il paese della Grande Muraglia era considerato il mercato del futuro, quello con il maggior potenziale di crescita, le griffe hanno riscoperto il sogno americano. Non che l’avessero abbandonato, ma in questa fase di nuova normalità (sulla quale pesano le conseguenze della guerra in Ucraina) hanno di nuovo aperto il portafoglio per finanziare nuovi e sostanziosi investimenti. In marketing, soprattutto, organizzando sfilate e rinnovando o aprendo negozi anche in città di seconda fascia. Questo perché, durante la pandemia, molti americani si sono trasferiti: i newyorkesi in Florida e i californiani in Arizona e Texas. E nella loro valigia hanno portato anche la voglia di spendere.

Ma nel 2022 l’incertezza è ai massimi

Peccato, però, che poi è iniziato il 2022. Infatti, lo scenario “tutto perfetto” del 2021 è cambiato. Gli assegni di stimolo al consumo non arrivano più. L’inflazione è ai massimi e il primo trimestre dell’anno ha penalizzato le transazioni di Borsa dei marchi statunitensi. Morale: il superricco non ha problemi, ma, considerata la guerra in Ucraina, il consumatore occasionale o aspirazionale potrebbe concentrarsi sull’acquisto di beni essenziali, tornando a trascurare i beni di lusso. Il tutto, però, in misura meno drastica che nel resto del mondo. Per esempio, in Europa, che ha la guerra ai suoi confini. O in Cina, dove la pandemia è riesplosa e la politica “zero Covid” di Pechino disegna una prospettiva di crescita più bassa degli ultimi anni. Anche per questo, e nonostante tutto, per il lusso gli Stati Uniti sono tornati ad essere il mercato da cui ripartire. (mas.vi)

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