È il Met Gala, bellezza! Ma ha ancora senso un evento così?

21,3 miliardi di impressions nel 2023. Quasi sicuramente molte di più nel 2024. L’evento di mecenatismo superfashion celebrato il 6 maggio al Metropolitan Museum di New York ha invaso i social. Ma ha ancora senso come evento o è diventato una vetrina fine a sé stessa, che, oltre all’hype che suscita, non cambia la temperatura stilistica della moda?

di Domenico Casoria

 

Se siete in possesso di uno smartphone, nei giorni immediatamente successivi al 6 maggio, vi sarete sicuramente imbattuti nello stuolo di personaggi famosi vestiti a tema floreale che anche quest’anno hanno invaso i social (e in minor parte New York) per l’annuale edizione del Met Gala. L’evento, che molti chiamano “il Super Bowl della moda” con riferimento alla finale della National Football League, altro non è che una cena di raccolta fondi per il Costume Institute, la sezione dedicata alla storia della moda del Metropolitan Museum di New York. O meglio, le intenzioni di chi lo ha fondato nel 1948 erano quelle, ma negli ultimi venticinque anni – oltre alla beneficenza, il Met Gala è diventato l’evento mondano più importante della moda, soprattutto per i designer e le star famose che si vestono secondo un tema che cambia di volta in volta. Ma come funziona? Ed è tutto oro quel che luccica? O, meglio, è ancora tutto oro quel che luccica?

È il Met Gala, bellezza

L’artefice del successo di tutto questo è Anna Wintour, storica direttrice di Vogue America che organizza il Met Gala dal 1999. Wintour non solo controlla ogni minimo particolare (chi invitare, cosa offrie a cena, cosa indossare), ma è a tutti gli effetti colei che ha trasformato l’evento in una macchina ben oliata. Il Met Gala si svolge ogni primo lunedì di maggio e si accompagna all’inaugurazione di una mostra proprio al Costume Institute. I marchi di moda (nello specifico: i loro designer) acquistano un tavolo e invitano – dopo il beneplacito della direttrice -, attori, cantanti e personaggi sportivi amici del brand. Il tema della mostra di quest’anno, che espone 250 abiti antichi ed estremamente delicati, è stato Sleeping Beauties: Reawakening Fashion. In altre parole: una sorta di risveglio della moda che fu.

Dress Code 2024

Il dress code invece è stato “The Garden of Time”. Si ispirava al racconto omonimo, pubblicato nel 1962, dell’autore inglese J.G. Ballard, incentrato su una coppia di aristocratici che vive in una villa con un giardino magico messo in pericolo da una folla che vuole distruggerlo. Pur di vietarlo, ogni sera la coppia taglia un fiore, così da vivere un altro giorno nel mondo incantato. Trasportato sui look del gala, il racconto ha perso il suo approccio filosofico e i designer hanno ceduto a fiorellini, perline, farfalle o sabbia.

21,3 miliardi di impressions

Il Met Gala però non è solo una vetrina. È, soprattutto, una miniera d’oro per le donazioni del museo. Una festa sontuosa che quest’anno è costata 75.000 dollari a testa, il 50% in più rispetto al biglietto del 2023. Un prezzo nemmeno così alto, a fronte di un ritorno d’immagine senza eguali, che l’anno scorso ha raggiunto 21,3 miliardi di impressions sui social. In termini di contenuti, per i brand, l’evento equivale alla creazione di look stravaganti che mirano proprio a girare ovunque online.

Una specie di battaglia navale

Superata la patina glamour però, il Met Gala è più simile a una battaglia navale, un gioco strategico di posizionamento dei marchi del lusso. L’edizione appena terminata si è chiusa con lo strapotere di Loewe (disegnato da J.W. Anderson) che ha piazzato i look della stessa Wintour e di mezza platea di invitati, ma sulle barricate sono saliti anche Balenciaga e Maison Margiela che, invece, ha vestito Zendaya. A fare rumore, però, sono stati gli assenti, Gucci su tutti, che proprio come nel gioco in cui bisogna affondare le navi dell’avversario, si sta riposizionando dopo l’addio di Alessandro Michele (assiduo frequentatore del Met Gala) e la nomina del nuovo capitano Sabato De Sarno.

Leggi anche:

 

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER