Tutto quello che possiamo dire della transizione che attende Gucci

La nomina di Sabato De Sarno spiazza tutti. Il successore di Alessandro Michele diventa il fulcro della sostanziale e delicatissima transizione che attende Gucci. Le ipotesi e i consigli al CEO Marco Bizzarri si sprecano: quali ascolterà?

 

Da quando Alessandro Michele e Gucci si sono separati, in molti si sono prodigati nel fornire consigli a Marco Bizzarri, il CEO della griffe. Prima gli hanno suggerito i nomi di una variegata platea di candidati alla successione di Michele. Ma in pochi, forse nessuno, si aspettava che Bizzarri scegliesse Sabato De Sarno. Ora, invece, piovono indicazioni su come il CEO dovrebbe impostare la visione di Gucci per i prossimi anni. Visione che dovrebbe rilanciare un marchio in frenata rispetto alla super crescita di qualche anno fa e che dovrà affrontare un lungo e costoso periodo di transizione. Per il debutto di De Sarno, infatti, bisogna attendere settembre.

La transizione che attende Gucci

Prima considerazione: un megabrand da 10 miliardi di euro potrebbe scegliere di non essere più dipendente da un solo stilista. Quindi, il consiglio che da più parti arriva a Bizzarri è quello di riorganizzarlo con un responsabile creativo per ogni divisione per disporre di un team creativo da coinvolgere nelle decisioni. Spetterà a De Sarno l’onore di essere il regista e l’onere di avere l’ultima parola. “Fare troppo affidamento sulla visione di uno stilista rischia di creare instabilità, in particolare per un’azienda delle dimensioni di Gucci” conferma Thomas Chauvet, analista di Citi (fonte Business of Fashion)

Cambiare visione, oppure no

Ma il bivio più importante che si para davanti a Gucci è, forse, un altro e da qui nasce la seconda considerazione sulla sua transizione. Deve, cioè, con tutti i pro e i contro, continuare a seguire la strada che lo ha reso grande, dettando la moda e reinventandosi sempre e continuamente? O deve avvicinarsi gradualmente alla visione (e al posizionamento) di Louis Vuitton, Chanel o Hermès, lanciando prodotti iconici e senza tempo? Il dilemma è altamente divisivo e su questo tema Bizzarri ha ricevuto molti suggerimenti. La base di partenza è: cosa vuole la proprietà? L’anno scorso François-Henri Pinault, boss di Kering (proprietario di Gucci), ha spesso ribadito il concetto dell’equilibrio tra prodotti creativi e classici senza tempo.

È per questo obiettivo che è stato scelto De Sarno? Il nuovo direttore creativo di Gucci, dicono, è forte nel prêt-à-porter uomo e donna (quindi in linea con la necessità di Gucci di rafforzarsi in questi segmenti).  Ma è debole negli accessori e nella pelletteria, categorie fondamentali nelle dinamiche (e nei conti) di ogni brand del lusso. Non solo: De Sarno è meno eccentrico di Michele. Dunque, Gucci dovrebbe trovare il giusto equilibrio tra moda e atemporalità. Avete presente Chanel? A Bizzarri, quindi, si consiglia di perseguire un compromesso: riaccendere l’hype aumentando al tempo stesso il fascino senza tempo.

E se fosse un errore?

Ma indirizzarsi verso i marchi simbolo del lusso potrebbe essere un errore. Lo pensa Antoine Belge, analista di Exane BNP Paribas: “Il futuro di Gucci – spiega a Reuters – non è diventare un altro Louis Vuitton, Chanel o Hermès, ma coltivare il suo contenuto di moda per riportare i clienti al marchio”. Anche Luca Solca di Bernstein è d’accordo: “Gucci deve rimanere sopra le righe per fare grandi cose”. In pratica non può diventare ciò che non è mai stato. “Rendere Gucci più senza tempo può essere fatto solo se Gucci fa una dichiarazione forte, attirando i consumatori globali ai suoi negozi” spiegano da Bernstein (fonte WWD).

Quindi si consiglia a Bizzarri di cercare energie fresche per rinvigorire Gucci, ma senza puntare su una completa rivoluzione. Prima della nomina di De Sarno, Luca Tintinelli, al timone della società di consulenza e strategia MTI Consulting, suggeriva che l’offerta di prodotti Gucci doveva mantenere le caratteristiche corporate del marchio. “Il designer che verrà potrebbe ripartire dalla storia del marchio, reindustrializzando i prodotti in chiave contemporanea per conferire loro longevità e puntare ad un posizionamento del brand sempre più elevato” affermava Tintinelli. De Sarno lo ascolterà? (mv)

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