L’inflazione e il caro energia pesano come macigni ovunque. Ma se negli USA, nonostante un rallentamento delle vendite, si continua a spendere, in Europa la volontà di acquisto è (molto) meno spensierata. Mentre in Asia, nella nostra geopolitica dei consumi, la luce di Seoul non dirada le ombre cinesi e la titubanza giapponese
Tra la fine dello shopping turistico e l’inizio di quello natalizio. Con l’inflazione e il caro energia che pesano come macigni. Problemi comuni a tutti i consumatori che, però, stanno reagendo diversamente. Per esempio, negli USA dimostrano che la loro voglia di spendere è ancora tanta. Ce l’avrebbero anche i cinesi che, però, sono frenati dalla politica zero Covid di Pechino. L’Europa, invece, soffre: l’estate scorsa si è salvata grazie agli acquisti dei turisti americani invogliati dal nuovo rapporto dollaro/euro. Ecco, allora, il nostro necessario tentativo di disegnare una geopolitica dei consumi di fine 2022.
La geopolitica dei consumi
Europa
In molti Paesi europei l’inflazione ha toccato il record. In Italia i consumi sono scesi del 12% a ottobre, la stessa percentuale con cui l’inflazione è cresciuta. I costi fissi lievitano e 11.000 piccole attività commerciali di abbigliamento, accessori e calzature sono pronte a chiudere. Sempre a ottobre, in Francia, le vendite di abbigliamento e accessori nei negozi sono diminuite del 6,1% rispetto all’anno precedente secondo il Panel Retail Int. pour l’Alliance du Commerce. Un andamento deludente che l’associazione attribuisce al meteo sfavorevole (troppo caldo) e all’aumento dei costi di carburante che ha frenato gli spostamenti verso i centri commerciali. Nel Regno Unito il retailer di lifestyle Joules (132 store e 1600 dipendenti) è finito in amministrazione controllata. Il British Retail Consortium (BRC) ha segnalato che l’aumento del costo della vita sta avendo un impatto negativo sulle vendite al dettaglio. E anche l’insolito clima mite penalizza abbigliamento e calzature. Molte famiglie stanno rimandando gli acquisti in attesa del Black Friday e dei saldi natalizi che inizieranno prima del solito.
Stati Uniti
Le vendite al dettaglio negli USA sono cresciute a ottobre poiché i consumatori continuano a spendere nonostante l’aumento dei prezzi. Al rialzo le stime del PIL del quarto trimestre, mentre l’inflazione inizia a mostrare segni di raffreddamento. I prezzi al consumo sono aumentati del 7,7% a ottobre rispetto allo scorso anno, secondo il Bureau of Labor Statistics. È un rallentamento rispetto all’8,2% di settembre. C’è un vivace mercato del lavoro e i risparmi in eccesso derivanti dai lockdown pandemici saranno il carburante per lo shopping natalizio. “La spesa è gradualmente rallentata, ma rimane solida. I consumatori continuano a mostrare resilienza nonostante l’inflazione elevata, l’aumento dei costi di finanziamento e le diffuse incertezze macroeconomiche” dice Jack Kleinhenz, capo economista di NRF – National Retail Federation.
Asia
Sarà l’ago della bilancia dei prossimi mesi. La Cina è ancora alle prese con la politica zero Covid, mentre in Giappone “non c’è molto da fare per il reclutamento dei clienti”, afferma Erwan Rambourg analista di HSBC. A Pechino, a ottobre, le vendite al dettaglio di abbigliamento, calzature, cappelli e maglieria sono scese del 7,5% rispetto a ottobre 2021 e dello 0,5% su settembre 2022. La Corea del Sud è emersa come un punto luminoso per i consumi di lusso, nonostante la sua popolazione relativamente piccola di 51 milioni di persone (Giappone 125 milioni, Cina oltre 1,4 miliardi). Secondo le stime di Edouard Aubin di Morgan Stanley, Seoul rappresenta l’8% della spesa totale in beni di lusso a livello mondiale, a pari merito con il Giappone, mentre la Cina è al 27%.
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