Quasi 3 di anni di Covid e la verità è che l’online fa fatica

Covid aveva decretato l’incredibile (e forzato) rimbalzo delle vendite online e fatto ipotizzare la parziale estinzione del retail fisico. La verità è che oggi l’e-commerce fa fatica. E probabilmente non se lo aspettava

 

La verità dell’online è che

Diciamoci la verità. Durante i vari lockdown dovuti a Covid, abbiamo tutti creduto che le vendite online avrebbero messo fuori gioco quelle tradizionali: quelle “fisiche”. Perché anche i più recalcitranti ad acquistare davanti a uno schermo si sono dovuti adeguare. “Il modo di acquistare è cambiato per sempre”, oppure “Il negozio fisico ha gli anni contati” erano ritornelli quasi assordanti. A distanza di quasi tre anni, lo scenario non è proprio quello prospettato. La gente rimasta chiusa in casa, una volta libera, si è riversata nei negozi. E ora che c’è l’inflazione e la supply chain è ancora interrotta, l’e-commerce fa fatica.

L’e-commerce fa fatica

Basta guadare i due colossi mondiali. Nel terzo trimestre 2022 Amazon ha aumentato le vendite del 15% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, ma ha ridotto i profitti del 9%. Secondo i media USA si sta preparando a tagliare circa 10.000 posti di lavoro a causa del rallentamento commerciale e delle preoccupazioni per una recessione economica. Nello stesso trimestre, le vendite di Alibaba sono aumentate solo del 3% rispetto al 2021, al di sotto delle aspettative degli analisti. Per la prima volta il colosso digitale cinese ha deciso di non rivelare il bilancio finale del Singles Day, affermando che i risultati sono stati in linea con l’anno scorso.

La verità è che l’e-commerce fa fatica

Secondo i dati di Salesforce, nel terzo trimestre 2022 le vendite globali online sono diminuite del 2% e gli ordini sono diminuiti del 4%. Nel secondo trimestre la flessione delle entrate era stata del 4% quella degli ordini dell’8%. Nel periodo luglio-settembre, le vendite online in Europa sono diminuite del 9%, con un calo del volume degli ordini del 3%. Tuttavia, i consumatori hanno speso di più in prodotti moda, in particolare per le calzature (+18%) e la pelletteria (+17%), mentre c’è stato un significativo calo delle categorie toys & learnings (-22%) e del settore casa (-19%).

Prospettive cupe

Nel terzo trimestre 2022, Farfetch ha registrato il primo calo da quando è quotata, unendosi ad altre società di e-commerce nella lotta per trovare una risposta alla rinascita post-pandemica della vendita al dettaglio fisica. “Farfetch e altri marketplace digitali sono stati recentemente messi sotto pressione da una combinazione composta da consumatori che tornano nei negozi fisici e dall’inflazione che ha iniziato a intaccare la capacità di spesa discrezionale nella fascia bassa”, dichiara in una nota Luca Solca, analista di Bernstein. I ricavi di Asos sono aumentati solo dell’1%, con una perdita di quasi 32 milioni di sterline nell’esercizio fiscale chiuso il 31 agosto scorso. Di conseguenza la società britannica taglierà oltre 100 posti di lavoro per ridurre i costi. Alla base delle difficoltà ci sono l’interruzione della catena di approvvigionamento, l’aumento dei costi e i clienti che spendono meno a causa dell’innalzamento del costo della vita.

Le vendite di Zalando nel terzo trimestre sono cresciute del 2,9%, grazie all’aumento dei clienti attivi che hanno superato per la prima volta i 50 milioni. Il rivenditore prevede che le sue entrate crescano al massimo del 3% per l’intero anno. Per concludere, una previsione dagli USA. Secondo i dati di Adobe Analytics, quest’anno le vendite natalizie online negli Stati Uniti dovrebbero crescere al ritmo più lento almeno dal 2015, con un incremento di appena il 2,5%.

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