Metaverso senza senso? Il fronte del no non ha dubbi

A guidarlo sono Bernard e Antoine Arnault, padre e figlio nonché deus ex machina di LVMH. Ma non sono i soli a nutrire dubbi sul valore di una virtualizzazione della vita e dello shopping che sta assorbendo investimenti enormi, ma ancora non sa bene cosa diventerà

 

“Il Metaverso è l’internet che nessuno vuole”. Oppure: “Il Metaverso è una bolla che sta per scoppiare?”. Ancora: “Le aziende stanno spendendo miliardi per un Metaverso che non ha senso”. Si allarga, nonostante il tanto parlarne e promuoverlo, il fronte del no al Metaverso. Sono sempre di più, infatti, gli scettici e i perplessi e, tra loro, spiccano anche figure di primissimo piano, perlomeno in ambito fashion. Un Metaverso che, a ben guardare, ha radici lontane, se pensiamo al Multi-User Dungeon (alias: MUD) in circolazione dal 1978. Ma da quando Facebook ha cambiato il suo nome in Meta Platforms Inc. l’interesse per il Metaverso è esploso. Fin troppo, sostiene qualcuno.

Il fronte del no non ha dubbi

Uno dei primi ad accostare il termine “bolla” al Metaverso è stato il CEO di LVMH Bernard Arnault a inizio 2022. “Dobbiamo vedere quali saranno le applicazioni del Metaverso e degli NFT”, dice, ricordando come all’inizio dell’era internet, nei primi anni 2000, c’erano diverse persone che volevano creare piattaforme sul modello di Facebook. “Solo uno di loro ha funzionato, quindi stiamo attenti“. Tradotto: andiamoci con i piedi di piombo, visto che gli investimenti in gioco sono molto, molto alti. Una cautela indotta anche da alcune recenti notizie. Per esempio, quelle relative alle criptovalute, il cui prezzo è crollato. Oppure, come segnala Revelio Labs (società USA che analizza il mercato del lavoro), tra aprile e giugno 2022 le ricerche di personale per progetti legati al Metaverso sono andate in crash: -81%.

Sono un anti-Metaverso

Da quando Bernard Arnault ha espresso la sua strategia attendista sul Metaverso, LVMH non è stata, però, con le mani in mano. Per esempio, ha creato Livi, il suo virtual ambassador (nella foto), in occasione della sua partecipazione a Viva Technology, conferenza sulla tecnologia svolta a Parigi lo scorso giugno. Ma siccome “tale padre, tale figlio”, anche Antoine Arnault si è pubblicamente iscritto la fronte del no. “Finché le esperienze di una serata con gli amici – dice a Gentleman -, di una cena al ristorante stellato o di uno shopping da Louis Vuitton nel Metaverso non saranno almeno uguali a quelle della realtà, dirò che sono un anti Metaverso. Questo non significa essere vecchi”.

Outerverse: l’anti Metaverso

Tra tante prese di posizione, c’è anche chi passa ai fatti. La società USA Outside Interactive ha annunciato che lancerà Outerverse, un contenitore digitale che raggrupperà un marketplace NFT, una piattaforma editoriale focalizzata su contenuti outdoor e un programma fedeltà che incentiva le persone a trascorrere del tempo all’aria aperta. “Il concetto di Outerverse è quello di essere l’anti Metaverso“, dice il CEO Robin Thurston a Fast Company. “Non è il mio obiettivo convincere le persone a trascorrere più tempo nella realtà virtuale”. (mv)

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