Sostenere la filiera: perché anche questa è sostenibilità

La sostenibilità è un complesso orizzonte di responsabilità. In esso, per molti gruppi del fashion system, gioca un ruolo sempre più determinante la necessità di implementare formule attive per sostenere la filiera di fornitura. Come in questi tre casi

Non c’è solo l’ambiente. Perché se “green is the colour”, l’orizzonte di questo approccio è molto, molto ampio e complesso. In esso, in modo crescente, trova spazio la responsabilità di griffe, brand e gruppi nei confronti di chi, in buona sostanza, gli garantisce la qualità di quello che vendono. In altri termini: i fornitori e la catena lungo la quale interagiscono. Realtà quasi sempre di piccole e medie dimensioni, esposte ai rischi di qualsiasi turbolenza finanziaria e congiunturale. Aziende che “vanno messe in sicurezza” al punto che anche sostenere la filiera è diventato un imput sostenibile. Come nei tre casi che vi stiamo per raccontare.

Gucci

Si chiama Sviluppo Filiera. È il programma che Gucci ha implementato nel 2015 per sostenere la propria filiera di fornitura. Qualche numero: in 5 anni ha coinvolto 20.000 fornitori attivando “oltre 6 miliardi di euro di impieghi”. Nel solo 2020 sono stati oltre 150 i fornitori della griffe che hanno beneficiato di finanziamenti erogati da Intesa Sanpaolo per oltre 230 milioni di euro.

Ora (notizia del 6 luglio 2021) Sviluppo Filiera alza la posta perché Gucci e Intesa Sanpaolo hanno deciso di estenderlo a obiettivi di sostenibilità sociale e ambientale. In altre parole: le aziende partner della griffe potranno accedere a linee di finanziamento specifiche nella formula S-loan, sulla base di indicatori ESG (Environmental, Social and Corporate Governance).

Si tratta, spiega il CEO della griffe, Marco Bizzarri, del “primo accordo di filiera per il settore della moda che consentirà al nostro ecosistema di fare un passo ulteriore verso la rivoluzione sostenibile del business”. Gli obiettivi inclusi nell’accordo vanno dall’efficientamento al risparmio energetico, dai progetti di mobilità e logistica green fino alla produzione di energia da fonti rinnovabili.

Non solo: vi rientrano progetti di upcycling, a favore dell’occupazione femminile, delle policy e del welfare per la parità di genere. Per finanziare queste iniziative, le aziende appartenenti alla filiera Gucci si potranno rivolgere a Intesa Sanpaolo per accedere a specifiche linee di finanziamento

OTB

Diesel produce il 30% delle collezioni in Italia, mentre per gli altri brand del portafoglio di OTB (Maison Margiela, Marni, Viktor & Rolf, Amiri), la quota di produzione made in Italy supera il 90%. Non è, dunque, un caso che il gruppo guidato da Renzo Rosso abbia avviato nel 2013, tramite Staff International e in collaborazione con BNP Paribas, il progetto C.A.S.H. In altre parole: Credito Agevolato – Suppliers’ Help, un sistema per garantire l’accesso al credito alle piccole e medie imprese italiane.

Nel 2020, sotto il peso della pandemia, OTB ha spinto in questa direzione, a costo di erodere i propri accantonamenti, pur di evitare che i suoi fornitori, a monte, e i negozi, a valle, andassero in cortocircuito. In pratica, ha fatto “da banca e da magazzino” per il suo sistema, dice il CEO Ubaldo Minelli. “Sapevamo che la strategia avrebbe avuto un impatto sulla posizione finanziaria del gruppo. Ma siamo solidi e non abbiamo debiti. (…) Ci stiamo prendendo cura della filiera produttiva, che per noi è un asset tra i più importanti per il nostro modello di business. Se la filiera non è in salute è anche un problema nostro”.

Aeffe

Un plafond di 7 milioni di euro. È quello che Aeffe ha messo a disposizione delle aziende italiane della filiera con cui lavora (il 90% di un totale di circa 800) grazie a un accordo con UniCredit. Il gruppo romagnolo (che controlla Alberta Ferretti, Moschino, Philosphy e Pollini) offrirà ai suoi fornitori la possibilità di finanziare il capitale circolante grazie a un accesso semplice e immediato alla liquidità. Aeffe ha scelto la soluzione di supply chain finance che sfrutta il servizio U-Factor Confirming.

In altre parole, l’impresa “capo filiera” utilizza una piattaforma digitale per pagare i propri fornitori, caricando le fatture che intende liquidare alle scadenze previste. I fornitori, a loro volta, possono accedere alla piattaforma e visualizzare in tempo reale le fatture che l’azienda cliente ha riconosciuto e per cui ha approvato il pagamento. Il risultato è la creazione di un circolo virtuoso di liquidità, con ricadute positive su tutta la filiera.

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