Se non sono digitali, i negozi si trasformano in iperfisici 

“Non si tratta solo di acquistare”, spiega lo stilista Simon Porte Jacquemus. Perché, siamo nella dimensione di “un’esperienza, un concetto. L’idea è quella di rompere le frontiere nel mondo del lusso. Vogliamo che il cliente entri sentendosi benvenuto e che viva un’esperienza fantastica, indipendentemente da ciò che fa all’interno”. Oltre al retail virtuale, dunque, c’è un nuovo orizzonte, quello dei negozi iperfisici 

 

Le Bleu è un divertente pop-up aperto da Selfridges a Londra. Entri e ti ritrovi proiettato all’interno dello spogliatoio di una piscina attraverso esperienze sensoriali in 3D presenti nelle varie stanze. E puoi vedere e acquistare borse del marchio Jacquemus in edizione speciale custodite all’interno di armadietti trasparenti. Abi Buller, analista di The Future Laboratory, società di consulenza per la previsione delle tendenze e la strategia del marchio, definisce con un aggettivo questo tipo di negozi: “iperfisici“. Sono influenzati dal Metaverso e attirano i giovani consumatori. Sono la nuova frontiera?

I negozi si trasformano in iperfisici

La tecnologia digitale è solo uno dei vari modi a disposizione per costruire il negozio del 2022. Durante il lockdown da Covid siamo stati tentati dal pensare che le vendite online avrebbero spazzato via quelle fisiche. Sono bastati alcuni mesi per dimostrarci che questa previsione era sbagliata. I consumatori, probabilmente stanchi di acquistare attraverso un monitor, hanno voglia di andare in negozio. Ma esprimono esigenze diverse. Il cliente vuole ritrovare in boutique la flessibilità e la facilità di navigazione dello shopping digitale, mentre, però, può provare abiti e accessori e ricevere consigli dal personale. Il retail, quindi, si è adeguato, evolvendosi. Ma la domanda resta sempre la stessa: come attrarre i clienti?

Retail show 

Così i negozi si sono sempre più trasformati in luoghi dove ospitare mostre o concerti dal vivo, dove è possibile incontrare l’artista o lo sportivo famoso. Luoghi di incontro non deputati alla mera vendita. “Non si tratta solo di acquistare“, spiega lo stilista Simon Porte Jacquemus su Instagram. “È anche un’esperienza, un concetto. L’idea è quella di rompere le frontiere nel mondo del lusso. Vogliamo che il cliente entri sentendosi benvenuto e che viva un’esperienza fantastica, indipendentemente da ciò che fa all’interno. Si può anche entrare e scattare una foto”. L’importante è che lo store offra un’esperienza indimenticabile.

Spiegateci cosa vuol dire, davvero 

Ma che vuol dire negozio iperfisico? Ce lo spiega Jacqueline Windsor di PwC e partner del team Strategy& Deals. “Il retail iperfisico, nella sua forma più semplice, è multisensoriale e raccoglie il significato di essere umani. Questi negozi ne sono una rappresentazione e rispondono anche all’altra faccia della medaglia, ovvero il digitale e l’ascesa del Metaverso”. Oltre a Jacquemus hanno sperimentato il negozio iperfisico anche BalenciagaCoach e Mulberry.

La controintuitiva controtendenza di Meta (Facebook) 

C’è, però, anche chi ha fatto il percorso inverso: dal virtuale al fisico, per vendere accessori che servono per interagire digitalmente. Infatti, che il negozio fisico sia importante lo ha capito perfino Meta (Facebook) che, a Burlingame, in California, ha aperto il suo primo store della storia con lo scopo di attirare i consumatori nel Metaverso. Tre prodotti in mostra in 140 metri quadrati. Sono l’auricolare per la realtà virtuale Quest Two. Poi, i Ray Ban Stories, “occhiali intelligenti” che catturano foto e video da condividere sulle piattaforme sociali. E, infine, Portal, un dispositivo per le videochiamate.

Leggi anche:

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER