Si chiamano Patrick Whitaker e Keir Malem e dal 1988, grazie alla loro abilità manuale trasformano la pelle in abiti e costumi per il cinema e non solo. “Abbiamo sempre amato la lucentezza della pelle e la sua morbidezza”, dicono in questa lunga intervista nella quale ci raccontano tutto di loro e della loro arte
I supereroi di Hollywood preferiscono vestirsi in pelle. “Aquaman”, “Batman – The Dark Knight”, “Captain America: The First Avenger” e “Wonder Woman” sono film che dimostrano questa equazione. E rappresentano solo alcune delle opere progettate e realizzate dallo studio londinese Whitaker Malem, fondato nel 1988 da Patrick Whitaker e Keir Malem, definiti “artigiani pop”. Grazie alla loro abilità manuale realizzano in pelle i costumi che popstar e modelle indossano in concerti e serate di gala, mentre nel mondo del cinema sono diventati ormai delle celebrità ricercate per l’unicità del loro lavoro.
Artigiani pop
Come siete riusciti a diventare artigiani pop?
In verità, siamo “sedicenti” artigiani pop. È un nome che ci siamo dati negli ultimi anni. Descrive il modo in cui siamo coinvolti nelle varie aree della cultura popolare: belle arti, moda, cinema e musica. Abbiamo iniziato a frequentarci nel 1986. Keir mi ha aiutato per la mia collezione di laurea alla Saint Martin’s School of Art nel 1987. In quella collezione c’era molta pelle e c’era anche il nostro primo bustier in pelle. Era al vegetale, che abbiamo tinto a mano e, un po’ per disperazione, l’abbiamo modellato “a umido” sul manichino. Ma, naturalmente, quando si è asciugato, si è ristretto parecchio, ma siamo stati molto, molto soddisfatti del risultato finale.
Ma come vi siete avvicinati al mondo della pelle?
Personalmente avevo fatto un po’ di cucito con la pelle a casa. Mia madre era una scultrice e a volte utilizzava il cuoio. Quando avevo 17 anni, al Berkshire College of Art and Design a Maidenhead feci una scarpa in pelle e ne fui molto entusiasta. Mi proposero di partecipare alla borsa di studio della RSA – Royal Society of Arts per le calzature: l’ho vinta. Credo di essere stato il più giovane a riuscirci. Per cui molte delle conoscenze e delle tecniche che applichiamo oggi derivano dalle calzature.
Perché la pelle
Perché vi siete specializzati nella pelle?
Il motivo per cui abbiamo scelto la pelle è che l’abbiamo sempre ritenuta esotica e interessante. Abbiamo sempre amato la lucentezza della pelle e la sua morbidezza. Ci piace celebrarla, in particolare con le nostre cuciture a bordo vivo. Credo che la più grande proprietà della pelle sia quella di non sfilacciarsi. Quando viene tagliata, ha un bordo “autosigillante”. Ci piace anche il modo in cui si ottengono effetti sulla pelle. Non cerchiamo di nascondere troppo la grana, soprattutto se la pelle presenta una struttura o una grana interessante. La mostriamo affinché la si possa riconoscere.
Avete mai utilizzato altri materiali?
Certo! Abbiamo lavorato molto con la fibra di vetro e altri materiali come il nylon. Ma la pelle è la prima scelta per noi ed è ciò per cui siamo rinomati.
Modus operandi
Qual è il processo che vi porta alla realizzazione delle opere?
Il nostro processo è molto simile a quello della modisteria o della calzoleria. I nostri oggetti vengono realizzati su blocchi o su forme. Per ogni pezzo che lavoriamo, che è modellato con pelle “a umido”, realizziamo anche una scultura. Quando siamo soddisfatti, iniziamo il processo di taglio del modello, poi quello della pelle, ecc. Poi lo cuciamo, modelliamo a umido e lo ceriamo. Bisogna anche sapere che la maggior parte dei corsetti e dei bustier ha strutture cucite all’interno. In altre parole: pezzi di metallo o tubi elasticizzati che li sostengono.
L’arte di modellare la pelle a umido è la vostra cifra stilistica?
Ultimamente questa tecnica che noi facciamo da 35 anni è molto in voga. Siamo stati sicuramente tra i primi. Usiamo anche molto l’aggraffatura. Credo che questo derivi dal nostro rapporto con le calzature. Facciamo molto uso delle cuciture, che conferiscono un linguaggio estremamente importante. Crediamo nelle cuciture, le amiamo e ci piace celebrarle.
Ad ognuno la sua mansione
Come vi coordinate durante lo sviluppo di ogni progetto creativo?
Il processo è suddiviso tra Kier, che è il maestro del taglio, e me, che mi occupo del cucito. Entrambi tagliamo i pezzi e ci occupiamo di tutte le rifiniture speciali. Tutta la pelle che usiamo è tinta a mano da noi e i nostri processi di tintura sono continui. Ora siamo disposti a usare pelle pretinta. Ma otteniamo effetti molto più interessanti e specifici con la tintura a mano. Produciamo anche un effetto metal sulla pelle, che abbiamo usato molto in Wonder Woman e in altri lavori. Si tratta di un processo di doratura.
Realizzate tutto a mano o avete dei collaboratori?
In effetti facciamo tutto noi. A mano, da soli. Tuttavia, ci facciamo aiutare quando è necessario. Per esempio, per Wonder Woman, dove abbiamo realizzato oltre 100 costumi, abbiamo avuto anche 20 persone che ci hanno supportato. Ci abbiamo lavorato per circa un anno. Ma molto spesso ci accorgiamo che per mostrare a qualcuno come fare una cosa impieghiamo lo stesso tempo che ci vuole per farla. Non abbiamo molte azioni ripetitive da fare perché i nostri progetti sono unici. Possiamo realizzare lo stesso disegno in diverse finiture, ma non vedrete mai due pezzi identici. Facciamo tutto da soli. Anche rispondere alle mail… Per cui riusciamo a realizzare solo circa 12 pezzi all’anno.
La scelta della pelle
Come scegliete la pelle?
Scegliamo le pelli con molta attenzione. Ci siamo trasferiti nella nostra attuale sede di Londra anche per essere vicini a un rivenditore di pellami, uno dei principali specialisti britannici di pelli conciate al vegetale. Dedichiamo molto tempo alla selezione accurata del materiale. Per esempio, lo spessore è molto importante per noi. Dipende poi dalle cuciture che occorrono e siamo sempre alla ricerca di pellami nuovi.
Quali pelli usate abitualmente?
Utilizziamo pelle bovina di ottima qualità, di colore marrone, con taglio a spalla, che è il taglio migliore in assoluto. Se la pelle è di alta qualità non occorrono molte lavorazioni e trattamenti sulla superficie. Molto probabilmente avrà un aspetto migliore col passare degli anni. Avrà sviluppato una propria patina e un proprio carattere. Ci piace dire che la pelle ha un passato (anche millenario), un presente e un futuro.
Le alternative, i giovani
Cosa pensate del movimento vegano?
Semplicemente che la pelle è un sottoprodotto dell’industria della carne. A patto che le persone rispettino le risorse e si prendano cura di ciò che hanno prodotto. Penso che le persone dovrebbero essere libere di apprezzare i prodotti in pelle. Abbiamo sempre avuto un rispetto speciale per la pelle, perché proviene da un animale e un tempo era la pelle di una creatura e va rispettata. L’altra cosa importante è che la pelle ha un futuro, in quanto è meravigliosamente riparabile. E le riparazioni possono essere molto belle nella pelle soprattutto se fatte con un po’ di fantasia: esaltandole anziché nascondendole.
Pensate di poter trasmettere la vostra arte ai giovani? È e sarà possibile?
Riceviamo molte richieste di questo genere. Siamo stati molto, molto selettivi. Ne abbiamo avuti pochissimi. Molti di loro vogliono capire la nostra tecnica, che non è particolarmente segreta. Mi piace pensare che sia proprio la combinazione del nostro occhio per le linee, il design e la forma a permetterci di avere il successo che abbiamo. Tuttavia, sì, siamo consapevoli che potrebbe essere auspicabile trasmettere il processo a qualcun altro, in modo che non muoia necessariamente con noi.
È difficile imparare?
Credo che chiunque abbia un po’ di dimestichezza possa capire bene quello che facciamo anche dal nostro profilo Instagram. Ci sono parti del processo su cui siamo piuttosto riservati, ma gran parte della nostra tecnica arriva dall’esperienza. Il lavoro è molto impegnativo. Richiede precisione e cura. Oggi si usa molto la tecnologia ma credo che ancora venga apprezzata “la mano dell’uomo”. I prodotti realizzati “alla vecchia maniera” hanno un fascino particolare. (mv)
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