E se la crescita del second hand non fosse così sostenibile?

“È positivo che la rivendita stia crescendo, però il rischio potenziale è che le persone considerino il second hand come il fast fashion”. È uno dei commenti che trovate in questo articolo e che, insieme a altre considerazioni, apre la porta su un potenziale lato oscuro di un segmento di mercato in forte crescita. Il second hand, insomma, potrebbe non essere così sostenibile come sostiene. O come vorrebbe essere. E la colpa sarebbe del suo successo

 

Uno studio congiunto di BCG (Boston Consulting Group) e Vestiaire Collective rileva che il valore stimato del mercato mondiale alimentato dalla rivendita di abbigliamento, calzature e accessori è compreso tra 100 e 120 miliardi di dollari. Si tratta di più del triplo rispetto al 2020. Due sondaggi condotti su 6.000 consumatori in tutto il mondo nel 2020 e altri 2.000 nel 2022 dicono che il 40% di loro considera l’usato come un modo per acquistare in modo sostenibile. Così, ovviamente, tutti, ma proprio tutti, si buttano sul second hand. Per esempio, anche il discusso Shein, che ha appena lanciato il suo programma di rivendita: Shein Exchange. È basato sulla dinamica peer-to-peer, è solo online (supportato da app) ed è disponibile negli Stati Uniti. Bene, bene, ma: “È positivo che la rivendita stia crescendo, però il rischio potenziale è che le persone considerino il second hand come il fast fashion“, afferma su Vogue Business la scrittrice e consulente Aja Barber.

E se non fosse così sostenibile?

“Quando uno si rivolge al second hand – continua Barber – lo dovrebbe fare perché ritiene che sia meglio per l’ambiente rispetto all’acquisto di un prodotto nuovo, non come scusa per consumare continuamente“. Invece, questo rischio pare molto più concreto del previsto perché i consumatori sono ossessionati dalle novità e le cercano anche usate. La conseguenza è paradossale: il second hand potrebbe diventare come il fast fashion. Lo confermano anche i rapporti di The RealReal e ThredUp dai quali emerge chiaramente che, anche quando acquistano usato, i clienti desiderano trovare continue e costanti novità. In altre parole: utilizzano le piattaforme di second hand per tenersi aggiornati sulle tendenze della moda. Quando le trovano, le comprano. Senza sosta.

Come uno sport

C’è anche un altro aspetto. I consumatori, soprattutto quelli minori di 25 anni, vedono il second hand come una specie di sport. Cioè: comprano per rivendere una seconda volta. Questa tendenza è diventata particolarmente popolare con l’aumento dell’inflazione, afferma il Luxury Resale Report 2022 di The RealReal, cui fa riferimento Bloomberg. Infatti, dall’inizio della pandemia, il ricollocamento, cioè il tasso con cui gli utenti acquistano e poi rivendono articoli sulla stessa piattaforma, è raddoppiato.

Ognuno di questi passaggi comporta un impatto ambientale nel confezionamento e nella spedizione, un problema che The RealReal sta cercando di affrontare con un maggior numero di imballaggi riciclati e riciclabili, oltre che con compensazioni di carbonio. Venetia La Manna, attivista e sostenitrice della moda sostenibile, sostiene: “Passare dal consumo eccessivo di fast fashion al consumo eccessivo di lusso di seconda mano è un progresso, ma il consumo eccessivo di qualsiasi cosa non ci salverà”.

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